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IVAN L'INGLESE-CEGLIESE...


lunedi' 23 gennaio 2012





STORIE - Ivan l’inglese,
l’anima nobile
che vive l’indigenza con dignità






CEGLIE MESSAPICA - E’ dura ammetterlo, ma ancora oggi - in pieno terzo millennio - ci sono persone che... non esistono, abbandonate al loro (avverso) destino e, soprattutto, al loro “status” di indigenti nell’indifferenza e nel menefreghismo più assoluto. Di esempi, in chiave locale, se ne potrebbero fare in gran numero, almeno tanti quante sono le decine di migliaia di persone che per riuscire a sfamarsi aspettano (ogni giorno, ogni settimana, anche... di tanto in tanto) che qualcuno doni loro del cibo e, magari, anche un po’ di calore umano. Ma quella di Ivan Kashdan è una storia a sè. Una storia che dimostra a tanta gente (specie a chi dell’egoismo fa uno stile di vita) come si può conservare una grande dignità anche quando ci si ritrova da soli in un Paese straniero, senza lavoro, senza il becco di un quattrino e in condizioni precarie di salute. E, nonostante ciò, mantenere sempre vivo il sorriso, accettando la propria condizione di povertà quasi senza... battere ciglio e, anzi, con una nobiltà d’animo da far invidia a chiunque. 


Ivan ha 61 anni, è di origini inglesi, e da quattro vive in un trullo nelle campagne di Ceglie Messapica, precisamente in contrada Amati. Trullo che l’uomo ha deciso di acquistare con i soldi ereditati dalla madre defunta. Per i primi due anni, tutto è filato liscio. Poi, improvvisamente, Ivan si è ammalato di enfisema polmonare ed è rimasto ricoverato per quasi sei mesi prima all’ospe - dale di Ceglie, poi a quello Brindisi e, infine, a San Pietro, dove è stato amorevolmente curato e accudito. Risolti i problemi di salute, sono iniziati quelli economici, perchè nel frattempo i soldi ereditati erano finiti. In conseguenza di ciò, l’uomo si è ritrovato senza corrente elettrica (luce tagliata per morosità) e, quindi, senza acqua calda, attingendo semplicemente ogni giorno dalla cisterna ma soltanto con i secchi, come si faceva cent’anni fa. 


Dei profondi disagi vissuti, però, lui non ne fa un dramma, anche per via della sua “tempra” di uomo che ha vissuto la vita nel senso pieno e letterale del termine. Ivan, infatti, sino a qualche anno fa era un apprezzato artista, precisamente un chitarrista di una band rock che, negli anni ‘60, ha fatto tournèe in mezza Europa. Ha anche dei figli avuti da un matrimonio con una donna giamaicana, che praticamente si sono dimenticati di lui (e che, probabilmente, neppure sanno dove vive). Chi, invece, non si è dimenticato di lui è un gruppo di amici che, di tanto in tanto, lo vanno a trovare per portargli qualcosa da mangiare o anche, semplicemente, per consolarlo e fargli un po’ di compagnia.


Tramite uno del gruppo, inoltre, Ivan riceve periodicamente una busta di vettovaglie dalla Caritas di San Michele Salentino. Ma tutto ciò, rigorosamente, senza che l’uomo chieda niente. La sua dignità e il suo orgoglio, da sempre, glielo impediscono, anche se poi accetta di buon grado sia il cibo, sia anche e soprattutto la compagnia di questa gente dal cuore d’oro. 


«La cosa più sconcertante è proprio questa - racconta Giuseppe, uno dei suoi “angeli custodi” - e cioè che non chiede mai nulla a nessuno. Una volta l’ho visto addirittura mangiare delle foglie di fico perchè non aveva nulla da masticare. L’altro giorno, per il suo 61° compleanno, gli ho regalato una lampada a gas (senza luce, si arrangia ogni sera con le candele) ed alcuni miei amici gli hanno fatto un po’ di spesa per poter stare qualche giorno senza il patema d’animo di non aver nulla da mangiare». «La sera, però - aggiunge - è una tristezza incredibile; il trullo è nell’oscurità totale ed in campagna il buio è ancor più evidente. La sola luce di una candela e il suo caminetto rappresentano la sola compagnia che Ivan ha. Ogni volta che andiamo, lo costringiamo a suonare la sua chitarra classica in modo da farlo sentire ancora vivo. Ma è possibile, mi chiedo, che nel 2012 ci siano ancora persone che, in realtà, non esistono? Dove sono coloro che dovrebbero aiutare gente come Ivan? E le istituzioni, gli enti o le associazioni di volontariato? Spero che l’aver reso pubblica la sua storia possa smuovere la sensibilità di qualcuno e che Ivan possa vivere il resto della sua vita, non con maggiore dignità (quella, di certo, non gli manca), ma senza gli stenti con cui quotidianamente convive. Anche per godersi la campagna che lui tanto ama». [p. potì]fonte GAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT

2 commenti:

  1. "Quello che fate al più piccolo dei miei fratelli lo fate a me"... lo diceva un uomo povero duemila anni fà dice che nulla voleva per sè... ma predicava l'amore e la pace tra gli uomi... ad oltre duemila anni non abbiamo ancora preso nessun insegnamento dalle sue parole... il Cristo predicava l'amore per i più poveri ed i più bisognosi e diceva pure che gli ultimi saranno i primi... la dignità con cui Ivan affronta le sue giornate dovrebbero essere d'esempio a tutti noi che ci dimeniamo come forsennati per raggiungere un benessere materiale senza pensare che vi è ben altro oltre ai beni materiali....

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  2. onore a questo Signore. con la S maiuscola! Io resto dell'idea che i + poveri sono i + ricchi d'animo e che da loro abbiamo solo da imparare!

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