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Concerto organizzato da Caelium

Giovedì 2 febbraio 2017

Mendelssohn e Schumann. Tradizione e innovazione nel Romanticismo Tedesco
Il programma mette a confronto due grandi compositori della prima metà dell’Ottocento, vicini nella vita, nella professione e nella poetica, seppur lontani per temperamento e scelte estetiche. Il primo elabora un personalissimo stile nel solco della tradizione classica e biedermeier, innovando quasi silenziosamente. Il secondo è un rivoluzionario, attivo anche come critico musicale, che combatte apertamente la sua battaglia per una Musica “nuova”, istintiva, semplicemente ispirata eppur complessa.
Mendelssohn e Schumann peraltro sono profondamente accomunati dall’amore per il Lied - quando scrivono romanze per pianoforte solo la loro scrittura si assomiglia moltissimo - e per la polifonia bachiana. Entrambi amano i contrasti, tipicamente romantici, fra l’intima meditazione e lo slancio impetuoso, ma mentre in Mendelssohn la prima è schietto lirismo ed il secondo virtuosismo scintillante, nello schizofrenico Schumann il contrasto è spesso fra sogno e incubo, depressione ed esaltazione, gioia ed angoscia.
La Fantasia op. 28 di Mendelssohn non a caso porta il sottotitolo di Sonata Scozzese. Il compositore elabora, infatti, una personale struttura di Sonata con un Andante meditativo e malinconico quasi in forma-sonata, ma con introduzione, sviluppo e coda fantastici ed appassionati, un insolito secondo tempo Allegro dal carattere sereno e dallo stile quasi mozartiano ed uno scintillante quanto drammatico Presto, una specie di “moto perpetuo” in forma-sonata.
Nelle Romanze senza parole - Mendelssohn ne ha scritte 48 - il pianoforte canta e al tempo stesso si accompagna magistralmente. In particolare in queste è facile percepire la reciproca influenza di un compositore sull’altro.
Le Varations sérieuses op. 54 sono un’opera profondamente ispirata e magistralmente costruita. Mendelssohn raggiunge livelli eccelsi nell’arte della variazione padroneggiando sia tutti gli stili del passato e del presente - dal corale figurato, al fugato, alla romanza, al preludio, allo studio romantico - sia una tecnica pianistica multiforme ed innovativa. Le variazioni si susseguono senza soluzione di continuità conferendo al brano un carattere quasi rapsodico.
Di Schumann è qui proposta un’opera emblematica: Le danze dei “Fratelli di Davide”, i quali nel programma filosofico-estetico del compositore rappresentano appunto l’innovazione, la sincerità, l’espressione delle mille sfaccettature dell’animo umano in Musica, e combattono idealmente (come nel Carnaval op. 9) contro “i Filistei”, ossia gli accademici, i falsi e i compositori di musica “alla moda” o “di facile ascolto”. Ognuno dei 18 brani porta in calce la firma di uno dei due pseudonimi di Schumann (in alcuni casi di entrambi): l’introverso, tenero, sognatore Eusebio o l’estroverso, energico e appassionato Florestano. La prima edizione è preceduta da un Antico detto che spiega la poetica della raccolta: in ogni età / gioia e dolore si mescolano / resta pio nella gioia / e sii pronto al dolore con coraggio”. All’inizio del nono vivacissimo brano Schumann scrive: “Qui concluse Florestano, e le sue labbra tremarono dolorosamente”. All’inizio dell’ultimo, invece: “Anche se non vi era più nulla da aggiungere, Eusebio volle concludere mentre i suoi occhi brillavano per l’immensa beatitudine”.
Il concerto si chiude, nel segno di Florestano, con la brillantissima Toccata op. 7, in cui il giovane compositore sperimenta un virtuosismo arduo e scomodo. Non a caso Schumann, in quegli stessi anni, dopo aver provato a migliorare la propria tecnica pianistica anche con strani esperimenti ed essersi provocato una lesione all’anulare della mano destra, abbandonò la carriera di pianista per dedicarsi solo alla composizione.

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