Visualizzazioni totali

San Rocco e la sua Storia

Mercoledì 16 agosto 2017
San Rocco: luoghi e ragioni di carcerazione e morte

di Augusto Avv. Conte per Cronache a cronachette

 E' fuori dai propositi di Dio che San Rocco sia morto lontano da Montpellier: oltre a questa motivazione ispirata alla fede, la tradizione storica e fatti oggettivi, raccolti e commentati da agiografi, martirologi e storici, convincono sulla validità della ricostruzione operata e sostenuta dalla Scuola Francese, e in particolare da Francoise Bouchard  in “Saint ROCH – le Guerisseur de l'impossible” (Montsurs, agosto 1998) il cui testo in francese, acquistato a Montpellier, mi è stato donato qualche anno addietro.
 La tradizione della Scuola Italiana che colloca la sua carcerazione e morte a Voghera o ad Angera, non è storicamente, né logicamente, confermata.
 Quando, interrompendo gli studi di Diritto, con qualche “escursione” in quelli di Medicina, emulando i “romei” che transitavano da Montpellier, o vi facevano tappa, per raggiungere Santiago di Compostela o Roma, ai quali forniva da bere e da mangiare, e assumendone l'abito e il corredo, Rocco si fece pellegrino, vendette i suoi beni distribuendoli ai più indigenti, ma, contrariamente alle correnti informazioni, una certa parte la affidò in gestione allo zio paterno: il fatto rileva ai fini della ricostruzione dei fatti connessi al rientro in patria.
 Il padre, Jean de la Croix, venuto a mancare quando Rocco aveva 17 anni (la madre Liberia la perderà due anni dopo) pur avendolo avviato agli studi di Diritto per vederlo succedere nelle sue funzioni di Governatore, nel testamento lo invitò a impiegare il suo patrimonio nel servire Dio, essendo l'avarizia l'origine di tutti i peccati, e a occuparsi dei poveri e dei malati “non esitando a porre le mani nelle piaghe più ripugnanti”, al fine di attirarsi la benedizione di Dio.
 Debellata la malattia di peste che lo aveva attinto all'inguine, ove, come per le ascelle alligna la malattia, contrariamente alle raffigurazioni che per rispetto del pudore collocano il bubbone sulla coscia, sul ginocchio o sulla gamba, al termine dei viaggi dispensatori di grazie e guarigioni, e contrariamente alla Scuola Italiana, rientrò a Montpellier, per essere accolto con tutti gli onori per la fama conquistata di taumaturgo; invece fu fatto arrestare dal nuovo Governatore mentre si era seduto per rinfrescarsi dal viaggio presso una fontana, sulla quale ora sorgono una statua del Santo e una targa commemorativa dell'evento, non per essere sospettato di spionaggio, come comunemente affermato senza spiegazione del contenuto, ma con la pretestuosa giustificazione, alimentata dalla apparenza fisica, di essere uno dei componenti delle Grandes Compagnies, Bande di mercenari al soldo dei principi durante la guerra dei Cento Anni, allo sbando e dediti a furti e rapine, dopo il raggiungimento della pace nel 1360.
 Fu chiuso in una cella ove si consumò in cinque anni di lenta agonia, senza rivendicare il suo ruolo (o per non essergli stato consentito di farlo), sopportando il sacrificio in uno stato di santità in lui già presente.
 Approssimandosi alla morte dal suo corpo emanò un intenso chiarore che proiettava intorno a lui raggi luminosi, quasi ad attestare la sua funzione di faro nel suo secolo.
 Diffusosi il fenomeno venne a trovarlo il Governatore accompagnato dalla madre che appreso che il moribondo si chiamava Rocco “scoprì” che si trattava del proprio nipote, ricevendone conferma dalla croce rossa impressa sul petto di Rocco fin dalla nascita: tutti gli abitanti di Montpellier vennero a prostrarsi davanti al caro concittadino, considerandolo una gloria per la loro città.
 Il Governatore era lo zio, affidatario dei beni e la madre era la nonna di Rocco, probabilmente inconsapevole delle iniziative del figlio. Il rapporto di parentela con le predette persone esclude che le stesse potessero essersi trasferite a Voghera o ad Angera (forse confusa con Voghera) e conferma la carcerazione e la morte in Montpellier.
 Gli Autori dei testi francesi consultati non vanno oltre nella valutazione “politica” degli eventi, probabilmente per ragioni di riservatezza o per diversa formazione professionale; ma una ricostruzione logico-forense fondata sui fatti indicati mi porta a stabilire che l'arresto del Santo e la sua detenzione, tenuta nascosta alla popolazione, protrattasi per cinque anni senza processo, del quale non esiste alcun riferimento, né storico, né leggendario, fosse opera dei famigliari usurpatori dei suoi beni lasciati in gestione e delle funzioni nel Governatorato della zona, nel timore che Rocco, ancora giovane (la data di nascita è collocata dalla storiografia francese probabilmente nell'anno 1348 e quella di morte al 16 agosto 1380) poco più che trentenne, volesse rientrare nel possesso degli uni e nell'esercizio delle altre.


 Ritengo che la storia di Rocco sia uno dei più antichi fatti nei quali confluiscono esempi di santità e carità, da una parte, e di impossessamento di denaro e ambizione di potere, dall'altra.

Nessun commento:

Posta un commento