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Scoperte tra fragni e lecci

Domenica 11 febbraio 2018
Ceglie Messapica, terra di mezzo, il centro della Puglia. In questo angolo di terra, tra ionio e adriatico, è   concentrato un micro cosmo, insieme delle essenze pugliesi. Si trova in questa città tutto quello che si trova nel resto della regione. Monumenti nel centro cittadino, ma altrettanti capolavori, disseminati nell’ agro circostante. Beni che spaziano dal cretacico, (71 milioni di anni fa) al periodo preistorico (100 mila anni fa) dal periodo messapico (quarto-quinto secolo a.c.) alla cultura bizantina sino ai nostri giorni. Protagonista l’acqua: un bene da sempre prezioso per l’uomo e che qui, nel nostro territorio, è stata sempre ingegnosamente custodita attraverso le c.d. fogge, le acquare, le neviere, perché anche la neve veniva “conservata”. La Cripta S. Michele, cripta basiliana affrescata da tre icone sacre quali l’Arcangelo Michele appunto, il Cristo Pantocratore, e l’Orante che da studi effettuati la fanno datare intorno all’anno 1.000 d.c In contrada  Bottari a circa 6 chilometri dal centro abitato nel bosco di lecci, fragni, cisti, lentischi ecc (macchia mediterranea) e laddove lo stesso si dirada si impone maestoso, inaspettato e quasi onirico, il grande manufatto in pietra, lavorata e scolpita: vale a dire otto piloni tipici dei fiumi, a forma idrodinamica, tuttavia attualmente   ai loro piedi vi è solo terra Pietre incastonate e lavorate da abilissimi scalpellini, con un camminamento sovrastante. A cosa serviva questa struttura, perché questo manufatto è presente nel bel mezzo di una pezza circondata da boschi? Analizziamo l’area circostante e scorgiamo dei livelli, due canali o lame (alvei), che si intersecano di fronte al dissipatore. Si può congetturare che il manufatto servisse a far confluire l’acqua, attraverso i piloni, e a farla scorrere sotto al dissipatore con una portata e velocità d’uscita, inferiore a quella d’ingresso. Le dimensioni fanno altresì presumere che, in passato, potrebbe essere stata preceduta da muretti a secco, di gran lunga più vulnerabili alla forza dell’acqua, che certamente li trascinava con sé e con essi anche la terra circostante, con conseguente perdita per l’agricoltura.
Certo congetture, ma volendo dare un senso ad un’opera così particolare e rara se non unica, allocata ai piedi di due lame, questa ci sembra un ‘ipotesi verosimile.  Allo stato, necessitando maggiori approfondimenti, non siamo in grado di collocare storicamente il manufatto.

Noi non abbiamo notizia di altra opera simile in Puglia e come sempre invitiamo i curiosi gli appassionati e gli storici ad un confronto. Questo sito è sicuramente in buone mani poiché i proprietari sono consapevoli del valore che questo bene ha. Proseguiamo il nostro giro, per ritornare a Ceglie Messapica , visitando sul percorso di ritorno la specchia puledri e l’ultima cinta muraria messapica la zona di donna Lucrezia, insediamento preistorico e il monumento che vi abbiamo già parlato il trullo in selce. Scorgiamo al rientro zone agricole uniche e un gradevolissimo panorama della città.
Il territorio cegliese merita di essere esplorato e valorizzato, perché è davvero ricco di pezzi unici. Ci saranno, prossimamente, approfondimenti che riguarderanno questo manufatto.

Vito Amico e Anna Maria Bufano – Speleocem.

1 commento:

  1. 1) il manufatto non è compreso nel territorio di ceglie;
    2) si trova al livello della digradazione verso la "Scivola" che giunge sino alla fonte del canale reale....
    3) l'acqua filtrata dalla barriera di pietre lavorate, messe a pettine o spina spesce, doveva giungere sicuramente in qualche acquaro più a valle...

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