Giovedì 22 marzo 2018
Immigrazione,
armi, guerra, silenzio militare, ma anche aiuto, collaborazione, senso di
appartenenza: queste le parole che hanno fatto da filo rosso nel dibattito
tenutosi nella mattinata del 20 marzo, tra gli studenti dell’Istituto Tecnico
Economico di Ceglie Messapica “C. Agostinelli” e Cecilia Strada, autrice del
libro “La guerra tra noi”.
Un’occasione
unica, questa, resa possibile anche grazie all’ausilio della cooperativa L’ALA
di Villa Castelli.
Tra
il silenzio degli alunni e qualche timida domanda iniziale si è sviluppato un
lungo dibattito che ha toccato terre lontane tra loro: da Genova e il suo G8 si
è volati in Yemen, poi in Australia con la sua politica antimigratoria del
NoWAY e ancora in Eritrea, in Iraq, Afganistan, fino ad arrivare in Italia. Denominatore
comune una guerra che si gioca solo tra
quelli che l’autrice definisce “gli ultimi e i penultimi” del mondo.
“Una
donna come tante”, avremmo potuto dire guardandola avanzare tra gli studenti.
Ma in realtà quella che gli alunni hanno incontrato ieri è una donna che ha
saputo declinare la straordinarietà della sua vita in ordinarietà. A quanti le
hanno chiesto le motivazioni che in qualità di presidente di Emergency (e vari impegni
a carattere internazionale) l’hanno portata lì dove la sofferenza è fatta di
braccia e gambe mutilate, di lotta quotidiana per la sopravvivenza, lei ha
risposto individuando il suo perché nella “banalità” del bene. Aiutare è normale,
o almeno dovrebbe esserlo, perché è proprio dell’uomo compiere gesti di
altruismo verso chi è in difficoltà. Ma si è anche sostenuta l’importanza della
conoscenza. Finché quella sofferenza non avrà per noi nome e cognome non
impareremo mai veramente a farci carico di quel dolore, perché anonimo. Finché non impareremo a sentire il mondo come
uno, come terra che non appartiene a me, a noi, finché gli altri saranno i
diversi, i lontani, allora il raggiungimento di una pace sarà utopia lontana.
Grande,
quindi, la lezione impartita oggi ai ragazzi dell’ITC. Ciò che studenti e
professori si portano oggi a casa sta proprio in questo: ciascuno di noi può
imparare a fare la sua parte nel piccolo del suo “giardino”, cominciando ad
estirpare le erbacce dell’egoismo già tra i banchi di scuola, in famiglia, per
strada con gli amici. Questi i luoghi in cui cominciare a diffondere i semi del
“NOI”.
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