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LA TRAGEDIA DI SACCO E VANZETTI

SABATO 23 AGOSTO 2014
 Sacco e Vanzetti

                           di Augusto Avv. Conte

La tragedia di Ferdinando (detto Nicola) Sacco e Bartolomeo Vanzetti, culminata con l’esecuzione della condanna a morte sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 (ottantasette anni addietro) mi ha riportato il ricordo di una nottata di veglia trascorsa, agli inizi degli studi universitari alla Sapienza di Roma, tra Piazza Bologna, Viale delle Province e Viale Ippocrate, in attesa dell’ultima decisione sulle petizioni, provenienti da ogni parte del mondo, per la sospensione della condanna a morte di Caryl Chessman, che anche in questo caso non giunse: la scarica elettrica fece seguito alla sistemazione di cinghie, elettrodi e casco e alla formula di rito: “come vuole la legge, io ti dichiaro morto, in esecuzione della sentenza del Tribunale”.
 Chessman scrisse alcuni libri, che furono diffusi in tutto il mondo, sulle condizioni del condannato in attesa, per venti anni, della esecuzione; Sacco e Vanzetti (quest’ultimo nel carcere di Charleston scrisse una biografia di poche pagine, “Una vita proletaria”) divulgarono attraverso i propri avvocati, i familiari (la sorella di Vanzetti, la moglie di Sacco), i comitati, i propri messaggi di libertà delle loro idee anarchiche, utilizzando “solo” sette anni dalla condanna fino alla esecuzione (per un certo tempo i due detenuti manifestarono segni di pazzia ed ebbero adeguato trattamento).
 La questione comune a tutti i condannati riguarda non solo la necessità del mantenimento della pena di morte, ma il dramma, per loro e per tutta l’umanità, di una esecuzione capitale differita nel tempo.
 L’accostamento tra le due drammatiche vicende è del tutto casuale. Il caso di Sacco e Vanzetti creò una attenzione, mai ripetutasi, del mondo intero durante il corso del processo; nelle successive fasi dell’esame per la, negata, revisione; nella attesa della decisione del Governatore del Massachussetts, sulla base della personale inchiesta e di quella del Comitato Lowell; l’attenzione non è ancora sopita dopo ottantasette anni dalla esecuzione: sono tuttora operativi i Comitati per la riabilitazione, iniziative rievocative, convegni internazionali e, a Boston, è sorto un “Sacco e Vanzetti Project”; sono stati pubblicati studi, articoli, saggi, e altri sono preannunciati. Il 23 agosto 2014 è stato proiettata in tutta Italia la pellicola, recuperata e restaurata, del funerale.
 Molti scrittori, cineasti (un memorabile film sulla storia vide come protagonisti Riccardo Cucciolla, pugliese, nelle vesti di Sacco e Gian Maria Volontè in quelle di Vanzetti), musicisti (la ballata di Sacco e Vanzetti, Here's to you Nicola and Bart, di Morricone è conosciuta in tutto il mondo ed è stata interpretata da Joan Baez e cantata al Festival di Sanremo del 2011 da Emma Marrone e i Modà) hanno svolto indagini documentate e appassionate, compiute anche sui luoghi della rapina (con conseguente omicidio) di Dedham e di quella tentata di West Bridgewater (per la quale fu imputato e condannato il solo Vanzetti), negli uffici giudiziari, fino al contatto con alcuni protagonisti sopravvissuti, tra i quali il pubblico accusatore Katzmann, tornato al suo lavoro di avvocato; le ricostruzioni e le narrazioni sono così avvincenti tanto da venire coinvolti fino al punto di pensare che possa mutare la realtà e che la revisione del processo venga concessa con una diversa sentenza.
 Nel processo, Sacco (operaio specializzato in una fabbrica di scarpe, già contadino in patria, pugliese di Torremaggiore) e Vanzetti (pescivendolo, piemontese di Villafalletto), furono difesi dall’Avvocato Fred H. Moore (con altri associati), che diede al processo un “taglio” politico e una connotazione sociale, che non perderà più (probabilmente una delle ragioni della attenzione e forse anche della condanna); i comitati di difesa raccolsero moltissimo denaro per sostenere la difesa, attraverso la ricerca di prove ed accertamenti peritali a sostegno della innocenza proclamata fino alla fine.
 Moore non suscitò le simpatie del giudice Webster Thayer, che, anzi, dimostrò antipatia per l’avvocato e nessuna comprensione per gli imputati, rigettando sistematicamente qualsiasi richiesta ed eccezione, ed orientando la giuria come se fosse già tutto scontato.
 Naturalmente una forma di difesa sociale portò i “benpensanti” a schierarsi tra i “colpevolisti” senza riserve.
 Dopo la condanna scienziati, scrittori, politici di tutto il mondo, compresa ovviamente l’Italia, chiesero a gran voce la verifica per stabilire se Sacco e Vanzetti avessero subito un processo giusto. L’interesse anche della politica, su contrapposte posizioni, presentò la vicenda coma una difesa dell’ordine e della autorità, oltre che del potere costituito (alimentata dalla successione di attentati), da una parte, e la libertà di esprimere le idee anarchiche e rivoluzionarie dall’altra, punita come ribellione all’ordine.
 L’imponente funerale, dopo l’esposizione delle salme, fu seguito da migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, seguito da guardie a cavallo per la sicurezza, che dispersero, aiutati da una forte pioggia, molti dimostranti, e si concluse con la cremazione delle salme.
 Vanzetti prima di morire (all’età di trentanove anni) dichiarò, anche per conto di Sacco (che aveva trentasei anni e la cui esecuzione avvenne alcuni minuti prima) che la loro esecuzione costituiva un trionfo insperato perché sarebbero morti sconosciuti e irrisi continuando a predicare le idee anarchiche, mentre il destino gli aveva riservato la possibilità del martirio per dare tanto alla tolleranza e alla giustizia.
 La vicenda aveva, e conserva, implicazioni umane e sociali su immigrazione, libertà di pensiero, razzismo, giusto processo e pena di morte.
 Non servirono gli alibi forniti, nel corso e dopo il processo, né le confessioni di autori (alcuni più presunti che veri) dei delitti di omicidio e rapina contestati agli imputati, per ottenere un nuovo processo, né l’impegno del nuovo difensore, l’avvocato William Thompson (che associò Arthyr Delon Hill).
 La domanda di grazia o di commutazione della pena, nonostante le richieste provenienti da tutti il mondo e dal Governo italiano non fu accolta.

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