venerdi' 7 settembre 2012
I giovedì di settembre
di Antonello Laveneziana
Particolarmente sentita dagli abitanti della cittadina di Ceglie Messapica è la tradizione dei ‘giovedì di settembre’. Più che una vera e propria ‘festa’ si tratta di una usanza ereditata probabilmente dalle civiltà contadine del passato. Infatti queste ‘feste’ si svolgono nelle campagne, tra amici, dove si mangia, si beve, si balla e si cantano canzoni popolari fino a tarda notte. Sconosciuto è il motivo per cui quest’usanza esiste, anche se la spiegazione più verosimile è che veniva usata come pretesto per consumare il vino vecchio e svuotare i ‘capasoni’ per far posto al vino nuovo.
“Si tratta di una tradizione che appartiene solo al popolo cegliese – ha spiegato lo storico locale Michele Ciracì – non troviamo nulla di simile nei paesi circostanti e nemmeno tra le popolazioni di origine cegliese che nel tempo si sono traferite nelle zone limitrofe. Potremmo partire facendo riferimento ad alcune tradizioni antichissime appartenenti alla civiltà dei Messapi.
Il primo documento scritto riguardo al giovedì di settembre risale al 1812 – ha continuato Ciracì – In esso si parla di artigiani che l’ultimo giovedì di settembre si recavano in campagna per festeggiare la vendemmia. Questi artigiani si riunivano in gruppi, si suonava, si ballava la pizzica, si beveva e si mangiava”.
Ed ancora Michele Ciracì ha ricordato che il primo giovedì di settembre era dedicato alle donne,mentre l’ultimo giovedì era appannaggio dei soli uomini che in quell’occasione gustavano, oltre al vino che non doveva certamente mancare, anche alcune prelibatezze della tradizione gastronomica come i “marrett”, le testine di capretto, e gli spiedini arrosto.
Il secondo giovedì era dedicato agli amici. Era una occasione per stare tutti insieme e ci si riuniva in grandissime tavolate. Inoltre particolare era la giornata del quarto giovedì, dedicato a tutti i contadini, durante il quale le donne “portavano la serenata” al padrone, il quale, per dimostrare la sua benevolenza, regalava a tutti dei fichi e mezzo sacchetto di grano.
Infine l’ultimo giovedì era anche il “giovedì delle promesse” durante il quale, con il clima di festa e di allegria, tutti promettevano di essere più disponibili verso gli altri, senza tenere conto delle varie differenze di classe sociale, ed invece dal giorno dopo tutto tornava come prima.
Inoltre lo storico Michele Ciracì ha ricordato le date in cui per la prima volta vennero istituzionalizzati i festeggiamenti del giovedì di settembre. “Nel 1897, il sindaco Francesco Elia, che era un importante imprenditore, deliberò con la sua giunta l’istituzione della ‘Festa cittadina del giovedì di settembre’ – ha ricordato ancora Ciracì – ma, purtroppo, la delibera non andò a buon fine ed il sindaco cadde addirittura in rovina.
Nel 1901 il nuovo sindaco Achille Lodedo organizzò la festa di settembre nel giardino di Don Francesco Allegretti, nella zona di via Bottega di Nisco, nei pressi del centro storico. Ma questa festa non era aperta a tutti poiché si svolgeva in un giardino privato. Quindi gli artigiani e parte dei contadini organizzarono la loro festa in via Porta di Giuso, sempre nella stessa zona, predisponendo anche il gioco della ‘cuccagna’. Durante la festa un ragazzo, di nome Francesco Bellanova, dopo aver preso la cuccagna, cadde dall’albero e morì. Da allora non sono mai più stati organizzati festeggiamenti istituzionali del giovedì di settembre”.
Sicuramente la tradizione del “giovedì” è molto particolare ed originale e, magari, potrebbe essere una occasione per incentivare il turismo anche nel mese di settembre e per offrire ai visitatori le bellezze della campagna cegliese.
FONTE AFFARITALIANI.IT
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