sabato 8 settembre 2012
I CONTADINI CEGLIESI "RESPIRANO" UN PO'...
"E' iniziata dal qualche settimana la raccolta delle mandorle nei terreni siti in agro di CEGLIE MESSAPICA...quest'anno oltre ad un ottimo raccolto ed una buona qualita' si e' aggiunto un altro elemento importante un ottimo prezzo di vendita all'ingrosso...prezzo che oscilla da 100,00 a 110,00 euro...direi un buon prezzo soprattutto per chi vive di agricoltura...basti pensare che molti braccianti agricoli cegliesi si alzano alle 2 di notte per percepire solo 30,00 euro a 200 km distanti dalla nostra citta'."
"Sono ciccio chirulli, sono cegliese doc ,ma vivo a san Michele Salentino da pensionato.
Non ho il piacere di conoscerti,mentre conosco bene Domenico Biondi,ma seguo con attenzione
il tuo lavoro attraverso "il diavoletto".
Ti invio questa e mail a firma di Edmondo Bellanova, in risposta ad un tuo articolo su agricoltura
e braccia donate.
Come senza dubbio hai capito,io sono risentito e tu?.
gradirei una tua corretta ma dura replica a mezzzo il blog.
Cordiali saluti ciccio chirulli
Salutami mimino biondi."
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"E’ proprio vero: la nostra comunità contadina è stoicamente dedicata ed abituata al duro lavoro con la ricompensa di pane e cipolla!
I bravi Stefano Menga (Cronache e cronachette di Ceglie Messapica) e Domenico Biondi (Il diavoletto) si compiacciono del prezzo con il quale quest’anno sono acquistate le mandorle: 100 euro al quintale valgono bene una giornata di lavoro nel proprio “fondo” anziché spostarsi di centinaia di chilometri, nel metapontino, per guadagnarne 30!
Sembrerebbe un buon affare, ma proviamo a rifare i conti in tasca al nostro buon contadino:
1° già, sabato 1 settembre, il prezzo è sceso a 95 euro (commento su cronache…);
2° questi prezzi sono riferiti alla qualità “riviezz’”, mentre per le “tondine”( le dure) il prezzo è di 70/75 euro;
3° alle 30 euro a giornata nel metapontino si deve aggiungere il valore dell’assunzione (“ingaggio”);
4° raccogliere un quintale di mandorle non significa solo sbattere i rami con lunghe pertiche, riempirsi di fastidiosissimi pidocchi, raccogliere e raccattare (piegati e striscianti) le mandorle cadute fuori dalle reti, caricare il tutto in sacchi e, con gli indispensabili “ape”, portarsi il raccolto a casa; poi, bisogna ancora sbucciarle e togliere “le monach’”; stenderle ad asciugare al sole, ri-raccoglierle e, nei pesanti sacchi, portarle al commerciante che ci aspetta, al fresco del suo locale,tante volte, con la sua falsa “statel’”, pronto a confortarci del fatto che il prezzo scende…perché la california…!
5° Dopo tutto questo lavorio s’incassano le benedette 100 euro, ma non é tutto guadagno perché, con quei soldi, si deve ancora arare il terreno e, ciclicamente potare, le piante.
Quindi, non sembra tutto oro quelle che luce! All’affamato un pezzo di pane raffermo può sembrare un lauto pasto, ma sempre miseria è.
A dare forza a queste mie considerazioni bastano due riflessioni:
a – già 15/20 anni fa le mandorle spuntano un prezzo di 200.000/250.000 lire;
b – se la nostra campagna perde biodiversità e, inesorabilmente, va verso la monocultura dell’ulivo un motivo di sarà ed i nostri contadini saranno poveri ed umili ma non sono fessi! Se veramente ci fosse reddito non avrebbero mai spiantato, a migliaia, gli alberi di mandorlo e dovrebbe essere un’eccezione vedere mandorle dell’anno precedente, insieme a quelle d’annata, secche puntigliosamente attaccate ai rami dei tanti alberi lasciati incolti.
Ma non si vive di solo pane ed allora la mandorla resta un’importante testimone del nostro territorio e della nostra tradizione.
E’ bello vedere i crocchi di donne e bambini che davanti casa o trullo al fresco di un muro o sotto la benevole cappa di un ulivo, intorno ad un tavolo, ripuliscono dal guscio le mandorle raccontandosi quelle storie di cui il tempo va cancellando la memoria.
E’ bello sentire il profumo dei fichi, appena maritati con le mandorle, che escono dal forno.
E’gustoso (e salutare) mangiare i frutti freschi e secchi e sognare di assaporare paste di mandorle e cupet’, con il trionfo della mandorla brindisina nel biscotto cegliese.
E’ romantico ricordare, quando da ragazzini, andavamo alla “rispich’”, a raccattare, i frutti persi, sfuggiti alla raccolta dei grandi, per guadagnare gli spiccioli necessari all’acquisto del gelato, dei confetti e del tiro al bersaglio nel vano tentativo di buttare giù quel benedetto biscotto che sembrava incollato alla tavoletta; mentre era inutile tentare con la bottiglietta.
E’ rassicurante partecipare alla fioritura di questi alberi: è la certezza che la vita ricomincia.
Questo è il mandorlo per me: non un guadagno ma un valore! "
sanmichelesalentino03settembre2012edmondobellanova
Ciao Ciccio, ti ringrazio per i complimenti. Commento in ritardo solo perchè non avevo focalizzato. Non è facile riconoscere le persone dietro un monitor ed il fatto che hai dichiarato di essere un pensionato mi aveva messo fuori strada. Volevo comunque dirti quello che già sai ovvero, che anche Stefano scrive e commenta in PERFETTA BUONAFEDE. Ovviamente ogni tanto (colpa dello strumento mediatico) accade qualche piccola incomprensione, ma questo fa parte del gioco.
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