Giovedì 28 settembre 2017
Sabato 30 settembre, ore 18:30
Ceglie Messapica Castello Ducale
Ceglie Messapica Castello Ducale
Sarà
presente l’autore e modera Sonia
Gioia
Il libro - È possibile che giudici che fanno lo
stesso lavoro, hanno seguito gli stessi studi, hanno superato lo stesso
concorso, applicano le stesse leggi, approdino, sugli stessi fatti e a fronte
di identiche prove, a decisioni non solo diverse o molto diverse, ma del tutto
antitetiche: assoluzione o condanna; libertà immediata o carcere a vita; inizio
di una nuova esistenza o definitiva negazione di un futuro? Insomma, la
giustizia è un orologio di precisione, come ci insegnano, o una macchina
capricciosa, regolata dagli umori e dall’arbitrio?
Dagli interrogativi che ogni
sera l’anziana madre gli poneva alla fine della telefonata quotidiana, gli
stessi che assillano milioni di cittadini di fronte ai frequenti paradossi
della cronaca giudiziaria, Francesco Caringella – che indossa la toga da oltre
venticinque anni – trae lo spunto per spiegare, con linguaggio semplice e
taglio divulgativo, cos’è la «giustizia», quella amministrata ogni giorno nelle
aule d’udienza in nome del popolo italiano. Lo fa in dieci brevi «lezioni» sui
punti salienti dell’attività del giudicare e del rito processuale, cioè i mezzi
con cui la società cerca, innanzitutto, di «rendere giustizia» alla vittima di
un reato, oltre che di punire il colpevole. Ecco allora che prendono corpo, e
trovano puntuale risposta, questioni cruciali come il tipo di verità che è
lecito attendersi dalla sentenza di un tribunale e quali sono i maggiori
ostacoli che ne insidiano l’accertamento. Quesiti ardui come quelli sulle doti
tecniche e caratteriali che deve possedere l’uomo chiamato a decidere della
vita di altri uomini o su quando un dubbio è ragionevole al punto da imporre al
giudice, malgrado l’intima convinzione della colpevolezza dell’imputato, un
verdetto di assoluzione. E, infine, domande scottanti su quale giustizia sia
quella che richiede tempi superiori alla capacità d’attesa degli interessati e,
talvolta, della loro stessa esistenza; se sia accettabile che il reato si
prescriva quando invece le lacrime dei parenti delle vittime sono destinate a
scorrere per sempre, o se sia giusto che, nel vuoto legislativo, il giudice si
arroghi il potere di decidere anche sulla vita e sulla morte dei suoi simili.
Se, come afferma Caringella,
ogni cittadino dovrebbe poter capire i meccanismi della giustizia e il
significato delle decisioni prese da pochi nell’interesse di tutti, queste
pagine costituiscono un concreto contributo perché ciò, finalmente, avvenga.
Francesco Caringella, già commissario di polizia
e magistrato penale a Milano durante «Mani pulite», oggi è presidente di
Sezione del Consiglio di Stato, presidente della Commissione di garanzia presso
l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e giudice del Collegio di
garanzia per lo sport presso il Coni. Autore di numerose opere giuridiche e da
tempo impegnato nella formazione di futuri magistrati e avvocati, ha pubblicato
tre libri di narrativa: Il colore del
vetro (2012), Non sono un assassino (2014; vincitore del Premio
Roma), Dieci minuti per uccidere (2014)
e, con Raffaele Cantone, il saggio La corruzione spuzza (2017).
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