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Intervista al Presidente Europeo AEDE

Venerdì 2 settembre 2022
 
Intervista condotta da Stefano Menga al Prof. Silvano Marseglia, Presidente Europeo AEDE, in merito alle conseguenze della Guerra in Ucraina.
Quali le reazioni a livello europeo e mondiale per la guerra in Ucraina? 
Quando la Federazione Russa, il 24 febbraio 2022, ha attaccato il suo vicino, l'Ucraina, violandone la sovranità e l'integrità territoriale, è stata scritta una nuova pagina nella storia dell'Europa. Questa aggressione è stata, subito oggetto di una forte ed immediata condanna da parte di numerose Organizzazioni Internazionali.
Il Consiglio d'Europa, in questa occasione, ha preso una decisione storica escludendo definitivamente la Federazione Russa, il 16 marzo 2022, come membro del Consiglio d'Europa.
 
Quali le conseguenze per il futuro?
Questa brutale aggressione, non provocata e del tutto ingiustificata, sancisce la fine definitiva dell'ordine che dopo il crollo dell'URSS e della guerra fredda gli USA avevano costruito. Era un ordine fondato sulla convinzione che il mercato fosse la forza trainante dello sviluppo, che portasse con sé la democrazia e che creasse una interdipendenza sempre più stretta tra i popoli.
Tutto questo, però, appartiene al passato. Il presente è segnato dall'aggressività feroce del regime di Putin in Europa e dalla guerra in Ucraina, che ha creato un grave pregiudizio nell’ordine internazionale destabilizzando l’architettura della sicurezza europea.
 
Come deve reagire l’Europa?
Dinanzi ad una simile situazione emerge con chiara evidenza la necessità di accelerare subito il processo di riforma dell'Unione europea, per attrezzare il sistema politico-istituzionale europeo a fronteggiare una situazione che lo mette fortemente in pericolo.
Se davvero l’Europa vuole occuparsi del futuro dovrà, finalmente, interrogarsi seriamente su quale debba essere il proprio posto nel mondo, dovrà definire i propri valori ed i propri principi a salvaguardia dell’Occidente.
L'Europa, in sostanza, deve impegnarsi in direzione di una vera unità politica, che le permetta di elevarsi al livello di potenza continentale dotandosi dell'autorevolezza e della forza necessarie per agire al proprio interno e nel mondo. 
 
Alla luce dell’attuale crisi, quali sono secondo Lei i pregi ed i difetti dell’Unione Europea?
La crisi che stiamo vivendo, pur mettendo in evidenza i pregi dell’Unione Europea, ne evidenzia subito le sue mancanze e notevoli vulnerabilità. Tra i pregi va certamente annoverato il grande valore del progetto europeo, nato per stabilire la pace e superare il nazionalismo. I limiti dell'Unione europea,però, sono quelli di un'organizzazione ancora, purtroppo, in gran parte di natura internazionale, nonostante il progetto e le ambizioni federali da cui è partita.
In questo modo, con gli Stati che rimangono "i padroni dei Trattati", gli Europei sono politicamente deboli e in più il nazionalismo non è sconfitto, perché non è ancora nata un 'istituzione federale che lo superi, politicamente e storicamente, e che affermi nella storia un nuovo paradigma del governo democratico sovranazionale dell'interdipendenza. 
 
Quali le possibili soluzioni?
 L'UE ha bisogno di passare dal sistema intergovernativo attuale ad un sistema realmente europeo.
Oggi, tra l’altro, a confermare ulteriormente il bisogno urgente di avviare la nascita di un'unione politica federale, si sono aperte tante incognite che pesano notevolmente sul nostro futuro.
Questa guerra scatenata dalla Russia è parte di un attacco determinato contro ciò che ancora resta dell'egemonia americana a livello globale.
In questo nuovo scenario cresce una guerra di potere: l'Occidente da una parte, con i suoi sistemi politici liberali, democratici; e la Cina e la Russia, dall'altro, con i loro regimi che tendono ormai al totalitarismo.
  Per gli Europei questo nuovo scenario che Putin ha aperto con l'aggressione in Ucraina costituisce un grande incubo.
 
Quali i punti deboli della costruzione europea?
Abbiamo costruito il sistema dell'UE sulla fiducia nell'ideologia del mercato come vettore dello sviluppo del sistema internazionale.
Non abbiamo, però, saputo sviluppare, a causa della nostra persistente assenza di unità politica, una politica di partenariato efficace verso quei paesi terzi che sarebbero cruciali per il nostro sviluppo e che spesso abbiamo lasciato nelle mani di Cina e Russia.
Abbiamo affidato agli USA la gestione dei rapporti internazionali e la nostra sicurezza, subendo i contraccolpi del mutare dei loro interessi e della loro capacità di governare il mondo.
In una parola, siamo il vaso di coccio di un Occidente che non riesce a rafforzare la democrazia e i legami tra Paesi che non vogliono entrare nella sfera di influenza dei nuovi totalitarismi.
Per far questo occorrerebbe la forza politica di offrire ai paesi che scelgono la democrazia, la condivisione di nuove istituzioni internazionali democratiche e sovranazionali, con cui governare insieme alcune sfide esistenziali, dal cambiamento climatico alla salute; e di usare con le autocrazie la forza dei vantaggi portati dall'interdipendenza e dal mercato globale per mantenere forme di interscambio che evitino la totale contrapposizione. 
 
Possiamo sperare nella futura azione dell’Europa?
Il compito ora dell'Unione Europea è quello di costruire rapidamente un'unione politica che permetta di fare investimenti ingenti e politiche europee efficaci e lungimiranti in materia di sviluppo, per la transizione energetica ed ecologica, per lo sviluppo del settore digitale, per creare una politica estera e di sicurezza, una capacità militare autonoma, per diventare un pilastro man mano paritario con gli USA nella NATO e dare una nuova guida alla politica internazionale.
Esiste, nel mondo, una logica spietata dove non la guerra, quanto la minaccia di essa governa i rapporti tra gli Stati. Spesso le controversie internazionali trovano soluzione in funzione di quanto e di come uno Stato possa far valere le proprie prerogative e il proprio peso. 
 
Quali le sue conclusioni?
In sostanza, emerge chiaramente la necessità che l’Unione Europea debba organizzarsi e rafforzarsi per poter essere un attore primario sul piano internazionale. L’Unione Europea ha, certamente, ampie possibilità di azione in campo economico e politico ma oggi, purtroppo, non dispone della capacità di agire. Per poter avviare nuove relazioni e risolvere queste sue fragilità è necessario che essa innanzitutto si doti di un governo e di una propria politica estera. E’ ciò che tutti speriamo possa verificarsi presto.

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