Martedì 3 Novembre 2015
di Damiano Leo
per Cronache e cronachette
Venisti
a noi, Rachele
sbocciando
come rosa a primavera
fresca
e sincera
fragile
come al vento le vele.
Dieci
anni ancora non li avevi
in
una stanza concessa dalla mamma
erigi
un altare. Al cielo, come fiamma
dolci
preghiere e canti elevi.
Parlavi
alla Madonna col Bambino.
Interrogavi
il figlio di Maria
e
Lui già ti segnava la tua via
già
ti tracciava il tuo cammino.
Bussavano
alla porta poverelli
e
tu fanciulla, innamorata di Gesù
svuotavi
la dispensa e in sovrappiù
donavi
il tuo sorriso a quei fratelli.
Nel
giorno della prima Comunione
sentisti
gorgogliar sangue Divino
deliqui,
assopimenti ti furono vicino
rapita
a Gesù con fervida passione.
Dall’alma
tua, attratta da Dio,
sboccia
fervente la tua vocazione.
Saggia
e prudente germoglia l’azione
vestisti
l’abito domenicano nel pio Collegio.
Ancor
sei giovane, Madre Lalìa,
ma
già al governo di tua Comunità
vollero
te e tu con umiltà
servisti
con ardor l’opera Pia.
Riflettono,
i tuoi occhi, l’anelito dei santi.
Adori,
dalla cella, lo Sposo tuo Sacramentato.
Sul
capo tuo in prece prostrato
t’appare
una colomba e guardi avanti.
Roma
t’aspetta e tu sarai colà
intanto
lotti e del Collegio la soppressione
s’arresterà
per tua intercessione
a
Misilmeri gran festa si farà.
Madre
Lalìa, come Caterina da Siena
avesti
per la Chiesa, per il Papa grande amore
forza
ti diede il buon Signore
di
scrivere ai potenti di gran lena.
Il
fuoco missionario in te s’accese
anime
lontane avesti in sogno
la
Russia fu per te il luogo del bisogno
amavi
quella terra come il tuo paese.
Come
gli Ebrei, con un bastone in mano
bramavi,
fiduciosa, una terra promessa.
Una
guida dal Signore ti fu concessa
e
tu abbracciasti il suo Divino piano.
S’avverano
i tuoi sogni finalmente.
Gonfia
le vele la sete delle anime
la
forza delle tue passioni prime
e
sei a Roma, felice tra la gente.
È
questa la tua Russia: l’eterna città.
È
qui che troverà dimora la nuova fondazione.
È
questa la tua terra, qui la tua missione.
Spalanchi
di San Sisto le sue porte e il cuore va.
Sognando
ancora la Russia vive e lavora,
Madre
Lalìa. A lei le nuove consorelle,
devono
ardore e sognano quel cielo, quelle stelle.
Sognano
insieme, sognano ancora.
Intanto
a San Sisto torna il sole.
Ai
tanti derelitti la gioia di un sorriso
per
mano tua sognano un altro paradiso
amano
il giusto, come Gesù lo vuole.
La
Madre del Signore, la Vergine Maria,
posa
il suo velo santo su San Sisto.
Per
volontà di Dio e di Cristo
fondasti
case nuove, Madre Lalìa.
Il
primo tuo Convento ad Asti.
Indi
a Latiano, da Bartolo Longo.
A
Ceglie ove il tuo calvario fu lungo
in
terra di Sicilia dunque fondasti.
Armata
di coraggio e tanta fede
varchi
gli amati italici confini
poveri
ed ammalati a te vicini
doni
la tua forza a chi non crede.
Un
impeto s’abbatte sulla nostra:
deve
lasciare, morire come il chicco di grano.
Muta
Lalìa, dei suoi superiori accetta il piano
e
prega Dio, al suo volere si prostra.
Scegliesti
Ceglie per il tuo esilio.
Con
umiltà accettasti quel dolore
celato
nel segreto del tuo cuore.
Al
Cielo gli occhi tuoi, il sì a Dio.
In
quella casa nuova la missione
ti
fu vicino Annibale di Francia ognora
dei
Padri Rogazzionisti il fondatore.
Ritorna
in te la Russia, vecchia passione.
Benché
sei stanca, vecchia ed ammalata,
sogni
tu oh Madre la vecchia terra russa.
Al
cuore missionario nuova bussa
una
forza divina in te rinata.
Sul
mondo hai gli occhi aperti.
Preghi
nell’ombra, Madre fondatrice:
“Morte
per me, a voi storia felice”.
Al
Cielo i tuoi dolori offerti.
Madre,
Madre nostra, Madre Lalìa
spalanchi
come Cristo le tue braccia
l’amato
tuo Signore già t’abbraccia
“Mi
chiami a Te, mio Dio e così sia”.
Da
questa terra afflitta le tue Comunità,
noi
tutti tuoi fratelli, tuoi figli,
gaudenti
a te chiediam consigli.
È
degna d’amore la tua Divina Volontà.
S’elevi
fino al Ciel la nostra voce.
Brilli
di gloria degli Altari,
le
tue parole al mondo sian fari
sii
Santa, Madre, dai piedi della Croce.
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