Lunedì 2 ottobre 2017
Sala
gremita, compresi i posti in piedi, per la presentazione delle Dieci lezioni
sulla giustizia di Francesco Caringella, volume edito da Mondadori a firma del
giudice barese che ha fatto la storia di Mani pulite. Il magistrato è stato
ospite della rassegna letteraria “Un castello di libri”, intervistato dalla
giornalista Sonia Gioia, su invito del consigliere Cesare Epifani.
PER IL VIDEO (CLICCA QUI)
È
possibile che giudici che fanno lo stesso lavoro, hanno seguito gli stessi
studi, hanno superato lo stesso concorso, applicano le stesse leggi, approdino,
sugli stessi fatti e a fronte di identiche prove, a decisioni non solo diverse
o molto diverse, ma del tutto antitetiche: assoluzione o condanna; libertà
immediata o carcere a vita; inizio di una nuova esistenza o definitiva negazione
di un futuro? Insomma, la giustizia è un orologio di precisione, come ci
insegnano, o una macchina capricciosa, regolata dagli umori e dall’arbitrio?
Sono
questi gli interrogativi ai quali il volume tenta di rispondere. Gli stessi
interrogativi che ogni sera l’anziana madre dell’autore poneva al figlio
magistrato. Gli stessi che assillano milioni di cittadini “curiosi e perplessi”
come recita il sottotitolo dell’opera, di fronte ai frequenti paradossi della
cronaca giudiziaria. Da queste domande Francesco Caringella – che indossa la
toga da oltre venticinque anni – trae lo spunto per spiegare, con linguaggio
semplice e taglio divulgativo, cos’è la «giustizia», quella amministrata ogni
giorno nelle aule d’udienza in nome del popolo italiano. Lo fa in dieci brevi
«lezioni» sui punti salienti dell’attività del giudicare e del rito
processuale, cioè i mezzi con cui la società cerca, innanzitutto, di «rendere
giustizia» alla vittima di un reato, oltre che di punire il colpevole. Ecco
allora che prendono corpo, e trovano puntuale risposta, questioni cruciali come
il tipo di verità che è lecito attendersi dalla sentenza di un tribunale e
quali sono i maggiori ostacoli che ne insidiano l’accertamento. Quesiti ardui
come quelli sulle doti tecniche e caratteriali che deve possedere l’uomo
chiamato a decidere della vita di altri uomini o su quando un dubbio è
ragionevole al punto da imporre al giudice, malgrado l’intima convinzione della
colpevolezza dell’imputato, un verdetto di assoluzione. E, infine, domande scottanti
su quale giustizia sia quella che richiede tempi superiori alla capacità
d’attesa degli interessati e, talvolta, della loro stessa esistenza; se sia
accettabile che il reato si prescriva quando invece le lacrime dei parenti
delle vittime sono destinate a scorrere per sempre, o se sia giusto che, nel
vuoto legislativo, il giudice si arroghi il potere di decidere anche sulla vita
e sulla morte dei suoi simili.
Se,
come afferma Caringella, ogni cittadino dovrebbe poter capire i meccanismi
della giustizia e il significato delle decisioni prese da pochi nell’interesse
di tutti, queste pagine costituiscono un concreto contributo perché ciò,
finalmente, avvenga.
Francesco
Caringella, già commissario di polizia e magistrato penale a Milano durante
«Mani pulite», oggi è presidente di Sezione del Consiglio di Stato, presidente
della Commissione di garanzia presso l’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni e giudice del Collegio di garanzia per lo sport presso il Coni.
Autore di numerose opere giuridiche e da tempo impegnato nella formazione di
futuri magistrati e avvocati, ha pubblicato tre libri di narrativa: Il colore
del vetro (2012), Non sono un assassino (2014; vincitore del Premio Roma),
Dieci minuti per uccidere (2014) e, con Raffaele Cantone, il saggio La
corruzione spuzza (2017).
c'era già il video di video m............. perchè l'hai ricaricato anche tu?
RispondiElimina