Martedì 22 gennaio 2019
Ceglie Messapica, 22
gennaio 2019: Cerimonia di commemorazione del Carabiniere Ausiliario M.O.V.M.
Angelo Petracca.
Alle 11.00 di stamane,
alla presenza del Presidente del Tribunale, Dottor Alfonso Orazio Maria Pappalardo,
del Procuratore della Repubblica di Brindisi, Dottor Antonio de Donno e delle
massime Autorità civili e militari della provincia, ha avuto luogo in Ceglie
Messapica la cerimonia di commemorazione del Carabiniere Ausiliario Medaglia
d'Oro al Valor Militare Angelo Petracca. Alla cerimonia ha partecipato anche
una rappresentanza delle scolaresche degli istituti di Ceglie Messapica e un
folto numero di cittadini. Nel corso della commemorazione è stata data lettura
della motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare, resi gli onori ai
Caduti e deposta una corona di alloro nei pressi di una targa commemorativa già
presente sul luogo dell'eccidio, benedetta dal Cappellano Militare della
Legione Carabinieri “Puglia”, Don Nicola Masci.
Chi era Angelo Petracca?
Angelo nasce a Casarano (LE) il 6 gennaio 1970 – oggi avrebbe avuto 48 anni – e
sin da piccolo si distingue per bontà d’animo, generosità, altruismo e tanto
coraggio. Era un ragazzone alto un metro e 90, dal fisico possente, amico di
tutti, mite, sempre sereno e solare. È morto nell’adempimento del proprio
dovere, alle 13.30 di 28 anni fa, rispondendo all’imperativo etico di garantire
la sicurezza delle popolazioni a lui affidate. Era libero dal servizio, si
trovava in caserma a pranzare, ancorché fruisse di una giornata di riposo. In
realtà, però, stava lavorando. E dire che suo fratello Massimo, la sera prima,
gli aveva chiesto di accompagnarlo a un colloquio di lavoro a Bari.
Ciononostante, Angelo va incontro al suo destino e, insieme a due colleghi
risponde senza alcuna esitazione a una chiamata di aiuto da parte di alcuni cittadini
che avevano visto quattro uomini incappucciati e armati di fucili a pompa e
revolver, mentre tentavano di irrompere nella sede della Banca Popolare di
Lecce. Sapeva benissimo Angelo che sarebbe potuto andare incontro alla morte,
infatti quelli erano anni bui per Ceglie Messapica: circolava tanta droga e poi
le rapine, spesso con sparatorie, erano purtroppo frequenti: poco meno di un
anno prima, era stato ferito il Comandante di quella Stazione, il Maresciallo
Vincenzo Gallo, che era riuscito a sventare l’ennesima rapina in banca e a
ferire e arrestare uno dei quattro rapinatori, nel corso di un violento
conflitto a fuoco. Angelo sapeva tutto questo ma non ha esitato a indossare il
giubbetto antiproiettile, imbracciare una mitraglietta e seguire il Brigadiere
Raffaele Iacuzio e il collega Oronzo Spagnolo. Giunti sul posto, i Carabinieri
vengono sin da subito fatti segno di una violenta azione di fuoco da parte dei
malviventi che facevano “da palo” a quello che stava tentando di sfondare il
vetro blindato della banca con una pesante mazza di ferro. Nella circostanza,
il Carabiniere Spagnolo, nello spostarsi per meglio sostenere l’azione di fuoco
del Brigadiere iacuzio, cade a terra colpito alle gambe. A questo punto,
Angelo, resosi conto che i rapinatori continuavano cinicamente a sparare in
direzione del commilitone ferito, senza un attimo di esitazione, pur conscio
del gravissimo rischio cui egli stesso era costretto a esporsi, esce di corsa
allo scoperto, attirandosi il fuoco dei malviventi, contrastandoli con ripetute
raffiche di mitra, consentendo così al Carabiniere Spagnolo di trascinarsi al
riparo. Poi però, colpito selvaggiamente alla testa da una scarica di
pallettoni, stramazza al suolo, pur non rinunciando a un estremo tentativo di
reazione armata. Reazione che ha il Brigadiere Iacuzio, il quale, nonostante
avesse già esaurito il munizionamento, attraversa precipitosamente la strada
per sottrarre Angelo alla furia dei malviventi che, da diverse direzioni,
continuavano a sparare. Raggiuntolo e resosi conto della gravità delle sue
condizioni, sfilatagli la pistola mitragliatrice, il Brigadiere Iacuzio ingaggia
una nuova azione di fuoco contro i malviventi, attingendo il lunotto e la
portiera anteriore sinistra della loro autovettura, facendoli prima
indietreggiare e poi fuggire codardamente.
La cerimonia si è
conclusa con il saluto del Sindaco della città, Luigi Caroli e l'allocuzione finale del Comandante
Provinciale, Colonnello Giuseppe De Magistris.
Infine, in un inatteso
quanto particolarmente gradito "fuori programma", la studentessa
Giulia Ludovico Trinchera della 3^ Media “Giovanni Pascoli” e gli studenti
Gabriele Putignano e Angela Semeraro della 5^ Elementare, hanno rivolto un
commovente pensiero ad Angelo Petracca, caduto in difesa della comunità
cegliese.
Di seguito, il discorso
del Comandante Provinciale Carabinieri, Colonnello Giuseppe De Magistris:
“Signor Presidente del Tribunale e Signor
Procuratore, autorità e gentili ospiti qui convenuti ancora una volta a
testimoniare l’affettuosa considerazione verso la città di Ceglie Messapica e
l’Arma dei Carabinieri, permettetemi di ringraziare innanzitutto gli studenti
qui presenti e i loro insegnanti, nonché la locale Amministrazione Comunale per
aver fortemente voluto questo evento, insieme ai sempre presenti colleghi non
più in servizio dell’Associazione Nazionale Carabinieri, ai quali va il mio
fraterno abbraccio.
Quest’affetto ribadisce l’esistenza di un vincolo
speciale ed esclusivo, che lega la nostra amata Nazione e le sue Comunità ai
Carabinieri, reso sempre più saldo da oltre duecento anni di storia – ahimè -
anche per il tanto, troppo sangue versato da commilitoni come Angelo Petracca.
Ma chi era Angelo? Nasce a Casarano il 6 gennaio
1970. Oggi avrebbe compiuto da poco 49 anni. Sin da piccolo si distingue per
bontà d’animo, generosità, altruismo e tanto coraggio. Era un ragazzone alto un
metro e 90, dal fisico possente, amico di tutti, mite, sempre sereno e solare.
È morto a soli 20 anni. È morto nell’adempimento del proprio dovere, alle 13.30
di 29 anni fa, rispondendo all’imperativo etico di garantire la sicurezza delle
popolazioni a lui affidate. Era libero dal servizio, a riposo, ma era rimasto
in caserma per “dare una mano”
ai suoi colleghi. Così aveva risposto a suo fratello Massimo quando la sera
prima gli aveva chiesto di accompagnarlo a un colloquio di lavoro a Bari.
Ciononostante, Angelo va incontro al suo destino e, insieme a due colleghi,
risponde senza alcuna esitazione a una chiamata di aiuto da parte di alcuni
cittadini che avevano visto quattro uomini incappucciati e armati di fucili a
pompa e revolver, mentre tentavano di irrompere nella qui vicina Banca Popolare
di Lecce. Sapeva benissimo Angelo che sarebbe potuto andare incontro alla morte
per mano di quelle subdole, vili e meschine forze del male che pervadono la
nostra società e che si permettono di sfidare, affrontare apertamente lo Stato,
offendere le sue Istituzioni, colpire i suoi uomini migliori. Quelli erano anni
bui per Ceglie Messapica: circolava tanta droga e poi le rapine, spesso con
sparatorie, erano purtroppo frequenti: poco meno di un anno prima, il 13
febbraio 1989, il Maresciallo Vincenzo Gallo, Comandante della Stazione, era
rimasto ferito nel corso di un violento conflitto a fuoco, sventando l’ennesima
rapina in banca a pochi passi da qui, in quella che un tempo era Via Ovidio,
angolo Via Martina. Chiunque, anche qualcuno di noi oggi presente a questa
commemorazione, sarebbe potuto rimanere vittima di un proiettile vagante, come
del resto è successo a Brindisi, in pieno centro, tra i c.d. “locali della movida”, in fondo a
pochi chilometri da qui, neanche 10 giorni fa. Angelo sapeva tutto questo ma NON
ha esitato.
Ragazzi, Autorità, Signore e Signori, i Carabinieri
come Angelo Petracca, nel loro
semplice essere servitori dello Stato si ergono a Eroi. Dal 1814, ne
abbiamo già contati 9.679 di
caduti, 9.679, 8 solo
l’anno scorso, che, come Angelo, in oltre duecent’anni - dal Risorgimento e
dalla lotta al banditismo ai conflitti mondiali, dal contrasto al terrorismo
eversivo e mafioso alla lotta al crimine, dalle missioni internazionali al
soccorso nelle calamità - hanno silenziosamente scritto con il loro sangue, “modesti ignoti eroi, vittime oscure e grandi”,
mirabili pagine di eroismo e sacrificio. Questo è il loro lascito, che lega
indissolubilmente l’Arma alla storia della nostra Nazione e che porta Noi
Carabinieri ad affermare con fermezza che Noi Carabinieri non diamo e non
daremo “quartiere” a ogni forma
di criminalità, per svincolare le popolazioni a noi affidate dal giogo che le “forze del male” vogliono imporre… schiavi sol del dovere, usi obbedir tacendo
e tacendo morir!
Concludo anche quest’anno con le parole del
compianto papà di Angelo, il Signor Tommaso:
<<Angelo
non potrà mai morire nel nostro cuore e così vorremmo che fosse per quanti
l’hanno conosciuto o ne hanno sentito parlare: perché fin quando ci sarà
qualcuno che ricorderà il suo gesto e quello delle migliaia di Carabinieri che
ogni giorno, immancabilmente, compiono il proprio dovere, vivono spendendosi
per gli altri, allora si può essere certi che quella persona è viva in noi per
sempre>>.
Viva Angelo Petracca!
Viva
l’Arma dei Carabinieri!
Viva
l’Italia! “
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