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Lucia Vinci ricorda la mitica Sezione "G"

Martedì 8 novembre 2022

Quei ragazzi della sezione G


 Quei ragazzi della sezione G

 

I ragazzi della sezione G

quelli della Giovanni Pascoli succursale.

Quei ragazzi degli anni ‘80 che

indossavano il grembiule nero

avvolgevano i libri nella mitica molla

acquistavano due fogli computisteria

uno per la brutta l’altro per la bella copia.

Quei ragazzi che

quando entrava il professore di Francese

tutti in piedi!

«Bonjour monsieur»

«Bonjour les enfants, asseyez-vous»

«Merci».

Quelli che

con il professore di Educazione tecnica

entravano in una camera oscura

osservando estasiati

la magia dello sviluppo della fotografia.

Quei ragazzi che

imparavano dalla professoressa di Italiano

la differenza fra la  “e” con l’accento e la “e” congiunzione

con un esempio dialettale cegliese da ricordare a vita.

Quelli che

avevano un “vero prete” come professore di Religione

dal quale si beccavano i malefici pizzicotti nell’interno coscia

al minimo accenno di maleducazione

anche questi da ricordare a vita.

Quei ragazzi che

suonavano flauti e triangoli

con un giovanissimo professore di Educazione musicale

si sfinivano con il salto al cavalletto in palestra

per narrativa leggevano e studiavano

“Piccoli vagabondi” del grande Gianni Rodari

recitavano la novella di Boccaccio “Il Decamerone”

precisamente “Cichibio e la gru”

Theo Tarì Chichibio

Vinci Lucia Brunetta.

Quei ragazzi

vestivano

con con felpa nei pantaloni a vita alta

con in vita la giacca

come dimenticare le spalline?

Quei ragazzi degli anni ‘80

esultarono con Pertini

la gioia dell’indimenticabile

vittoria dei mondiali.

E quella musica…

La musica degli anni ‘80 che

regalava emozioni in gita sotto le note di

“È la vita” di Marco Armani

“Just an illusion” degli Immagination

“Flash in the night”  dei Secret Service

mentre i più romantici canticchiavano

“Reality” di Richard Sanderson

“Paradise” di Phoebe Cates

e per i più malandrini capeggiati del mitico Stefano Menga?

Una rivisitazione interessante

ricca di doppi sensi

de “L’Italiano” di Toto Cutugno.

 

Sono passati 40 anni e adesso quei ragazzi sono ultra cinquantenni; alcuni genitori e altri addirittura nonni, me compresa. Ognuno ha proseguito il suo cammino di vita fra studi e lavori, vicissitudini e amori. Ma basta poco, un profumo, una canzone, una passeggiata vicino a quella vecchia scuola rimasta intatta da allora, per rivibrare di tutte quelle emozioni. Quella classe era speciale, non c’erano bulli e regnavano il rispetto e l’amore.

Una vostra compagna di banco

Vinci Lucia

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