lunedi' 31 ottobre 2011
Interviste / Ricci: «Prodotti locali
e tradizione, così nasce la nostra cucina»
di Adelmo GAETANI
«Ho iniziato a fare lavoretti in cucina quando avevo 7-8 anni e non ho più smesso».
Non mi dica che a quell’età si divertiva con le pentole?
«Invece sì - risponde Antonella Ricci, chef del ristorante “Al Fornello”, tempio della gastronomia pugliese fondato nel 1967 da Angelo e Dora -. Mia madre mi faceva stare in cucina, era anche un modo per vedere lei e papà. Ricordo che aiutavo nonna Rosa nelle preparazioni ripetitive tipo le polpette. Poi ho chiesto come regalo il “Dolce forno”. Era un giocattolo, ma per me rappresentava qualcosa di più perché mi consentiva di fare dolcetti e altro, ma anche di improvvisare esperimenti».
In cucina da piccolissima. E sua sorella Rossella, che aveva qualche anno in più?
«Lei era molto brava a suonare il pianoforte, ha studiato dieci anni al Conservatorio e si è diplomata. Poteva dedicare la sua vita alla musica, ma alla fine è stata coinvolta nel ristorante. Sembra un destino di famiglia. Del resto, questo lavoro ti prende e ti piace. E’ un lavoro duro, ma anche affascinante».
Il suo percorso, invece?
«Ho cominciato da bambina divertendomi, poi già da adolescente ho fatto la mia parte in cucina. I miei genitori mi portavano in giro per l’Italia per partecipare a manifestazioni. Così ho avuto modo di conoscere grandi chef».LEGGI TUTTA L'INTERVISTA
Non mi dica che a quell’età si divertiva con le pentole?
«Invece sì - risponde Antonella Ricci, chef del ristorante “Al Fornello”, tempio della gastronomia pugliese fondato nel 1967 da Angelo e Dora -. Mia madre mi faceva stare in cucina, era anche un modo per vedere lei e papà. Ricordo che aiutavo nonna Rosa nelle preparazioni ripetitive tipo le polpette. Poi ho chiesto come regalo il “Dolce forno”. Era un giocattolo, ma per me rappresentava qualcosa di più perché mi consentiva di fare dolcetti e altro, ma anche di improvvisare esperimenti».
In cucina da piccolissima. E sua sorella Rossella, che aveva qualche anno in più?
«Lei era molto brava a suonare il pianoforte, ha studiato dieci anni al Conservatorio e si è diplomata. Poteva dedicare la sua vita alla musica, ma alla fine è stata coinvolta nel ristorante. Sembra un destino di famiglia. Del resto, questo lavoro ti prende e ti piace. E’ un lavoro duro, ma anche affascinante».
Il suo percorso, invece?
«Ho cominciato da bambina divertendomi, poi già da adolescente ho fatto la mia parte in cucina. I miei genitori mi portavano in giro per l’Italia per partecipare a manifestazioni. Così ho avuto modo di conoscere grandi chef».LEGGI TUTTA L'INTERVISTA