Giovedì 6 Agosto 2015
Mercoledì
12 agosto 2015 alle ore 20:00
nella Chiesa
di San Demetrio a Ceglie Messapica
presentazione del nuovo libro
STORIA
DELL’OPERA DON GUANELLA
a Ceglie
Messapica 1946-2008
a cura di
Cosimo Urso
con la collaborazione di
Michele Ciracì
Sulla
copertina c’è la foto di una cinquantina di ragazzi in pantaloni lunghi scuri e
maglietta bianca con basco nero e bandiera tricolore. Sotto, la dedica: “Alla nostra amata presidente del comitato,
perché sempre ci ricordi, ci aiuti e ci protegga. Ceglie 7.7.1948. Gli alunni
dell’Opera don Guanella”
Tra quegli
alunni c’è il futuro Superiore Generale dell’Opera don Nino Minetti di Ostuni, ospite
a Ceglie tra il 1947 e il 1948, che ha scritto la prefazione del libro e
presenzierà alla presentazione dello stesso.
Questo libro
vuole esaltare le figure di quegli eroi che fondarono e fecero crescere l’Istituto
don Guanella a Ceglie. Tra di loro moltissimi cegliesi dal nome umile o altisonante,
poveri o benestanti.
Il curatore
Cosimo Urso ne cita alcuni: Paola Elia, che con le sua inedite Memorie, capitate in mano all’Urso nel 2000, ha dato lo spunto a questo libro, la
famiglia contadina Bellanova, che ha dato al don Guanella preziosissimo
appoggio iniziale, due figli preti e una suora, Vito Gigliola (ex fra’ Vito),
Pantaleone Chirico ’U Vicckjudde odontotecnico e barbiere, Pasquale
Vitale di Uecckie mie carrettiere, Vincenzo
Putignano Curciûle produttore
di gassose,
Grazia Urso di Ticckje
negoziante di mobili, Chirico
Crocifissa ’u Re casalinga, donna
Rosina Lodedo Ricci discendente per parte di madre della famiglia romana Cenci,
’don’ Onofrio Epifani dottore, Luca
Valente commendatore e commerciante di oli, Rocco Leone commerciante e neo-barone,
Cosimo Nacci, insegnante.
Tutti si
misero a disposizione dei Guanelliani, sconosciuti preti venuti dal Nord,
chiamati Servi della Carità, nome molto affascinante e impegnativo.
Così don
Mario Merlin, don Cesare Elli, don Severino Pellanda e decine di altri preti di
don Guanella, poterono contare sul sostegno morale e materiale di tutta la
popolazione cegliese e scrissero insieme una grande pagina di storia fatta di
solidarietà, fattiva collaborazione, semplicità, povertà, umiltà, dedizione
agli altri e grande spirito di sacrificio.
I Cegliesi
nel povero dopoguerra trovarono un ambizioso obiettivo comune: dare un
tetto, un pane ed istruzione ai bambini orfani e poveri di Ceglie e dei paesi
vicini.
Fu una
storica e forse irripetibile occasione.
Il curatore
del libro, allievo dell’Istituto don Guanella di Ceglie dall’ottobre 1952 al
giugno 1956, ha
vissuto le tre fasi cruciali dell’Istituto cegliese, quella dei primi anni nel
vecchio convento dei Passionisti, quella dell’esilio nella masseria Montecchie
e quella del nuovo istituto costruito sull’aia Colucci. Urso ha voluto non far
passare troppo tempo per evitare che molta polvere possa ricoprire queste
gloriose e dolorose vicende storiche e pertanto ha cercato di fissare con
questo libro alcuni punti fermi che possano orientare un futuro e più
approfondito lavoro storico quando tutti i documenti relativi verranno messi a
disposizione dai Guanelliani, che, inaspettatamente, a fine agosto 2008
chiusero le loro attività a Ceglie restituendo alla diocesi di Oria la
parrocchia da loro curata fin dalla sua erezione il 01.01.1965.
A Ceglie i
Guanelliani sono stati per decenni il faro per tutti i ragazzi e i giovani con
scuole, attività sportive, teatrali e di volontariato. Don Guanella ha accolto,
sfamato ed educato più di 2000 ragazzi, non solo cegliesi ma anche di altre
province pugliesi e lucane. Un tale Padre merita di essere ricordato dalle
generazioni presenti e future che entreranno nella nuova chiesa parrocchiale in
costruzione sullo spazio donato dai Guanelliani alla diocesi di Oria. Una
statua, un altare, una nicchia o almeno una targa marmorea in suo onore è
doverosa. Non conservare o distruggere la memoria storica non è da persone che
vogliono considerarsi civili e riconoscenti. Lo stesso arcivescovo di Brindisi mons. Domenico Caliandro, ex
allievo dell’Opera don Guanella di Ceglie, nella
lunga intervista che fa da
introduzione al libro, ha auspicato che le spoglie mortali di don Cesare Elli
vengano tumulate definitivamente nella nuova chiesa, anche per evitare che ce le portino via da Ceglie,
ha aggiunto.
Dopo
la pubblicazione di alcuni inediti (le Memorie
di Paola Elia e il Cronicon di don
Severino Pellanda), il libro affronta la scabrosa e dolorosa vicenda del
conflitto cartaceo tra Padri Passionisti e Suore Domenicane, entrambi presenti
a Ceglie dalla fine del 19° secolo, contro i nuovi arrivati Guanelliani che
avevano iniziato la loro opera alla metà del 1946 utilizzando il vecchio
convento abbandonato dai Passionisti già 10 anni prima perché insalubre e dalle strutture murarie
insoddisfacenti. Le
nuove proprietarie, le Suore Domenicane, sfrattarono i Guanelliani e li costrinsero
nel settembre 1953 a
mandare via circa 80 bambini poveri e/o orfani e a rifugiarsi con altri 22 più
sfortunati nella masseria Montecchie inadeguata sotto tutti i punti di vista
per una comunità. Senza luce, senza acqua corrente, senza fognature, senza locali
adatti, relativamente distante da Ceglie: unico mezzo un carrettino per andare
a prendere acqua potabile e pane da Ceglie e un vecchio Motom per consentire ai
preti di muoversi per le messe e altre attività religiose a Ceglie proprio
nella chiesa di San Demetrio dove avverrà la presentazione del libro.
Un intenso profumo, quasi da Fioretti
di S. Francesco, emana dal racconto di Paola Elia e verosimilmente invaderà il
lettore sensibile fin dall’inizio. Profumo di semplicità, povertà, umiltà,
dedizione agli altri, spirito di sacrificio e di collaborazione, laboriosità e
persino fantasia nello stimolare il cuore della povera gente a favore dei più
poveri.
Il
libro poi ricorda ai Cegliesi che i Guanelliani, Servi della Carità, furono
l’unica struttura che nel 1991 accolse 21 Albanesi della grande prima ondata
sbarcata a Brindisi il 7 marzo. Viene integralmente trascritta la “divertente” cronaca
di quei mesi, scritta dal defunto don Giuseppe Marangi, superiore di allora, che
dovette subire tutte le inefficienze delle varie burocrazie coinvolte
assolutamente impreparate all’evento, e lo si può capire, ma rimaste sempre inadeguate
anche tre mesi dopo.
Il
curatore si è imbattuto anche in un periodo un po’ oscuro dell’Opera don
Guanella a Ceglie quando, forse perché all’Istituto venivano affidati dai
tribunali dei minori ragazzi difficili,
figli di ladri, delinquenti di ogni genere, prostitute in carcere, ecc., si
pensò di affidare la responsabilità disciplinare ad una donna una certa
dottoressa Dorelli.
Purtroppo i
suoi metodi educativi non erano assolutamente quelli Guanelliani della familiarità, dell’accoglienza, della
serenità e della gioia, seppur nell’impegno e nella serietà del lavoro.
Ciononostante fu tenuta in quel posto per ben 10 anni, quando già dopo quattro
era stata rilevata l’inadeguatezza dei suoi metodi. Nel libro c’è l’Amarcord di uno dei ragazzi di
quell’epoca.
A questi Amarcord,
mi ricordo… il curatore ha dedicato un capitolo. Due Amarcord sono stati scritti uno dal più
giovane e l’altro dal più anziano dei preti Guanelliani cegliesi viventi.
Quest’ultimo si ricorda di quando da bambino si inerpicava sul muro a secco del
vecchio convento e vedeva giocare a pallone i bambini del don Guanella. Ingenuamente
si chiedeva come mai quei bambini non erano, come lui, nelle loro case con le
loro mamme.
Oltre a
quella di Paola Elia, una delle colonne portanti dell’Opera don Guanella di Ceglie,
il libro contiene altre 12 brevi biografie, tra cui quella del fondatore dell’istituto,
il veneto don Mario Merlin, di don Cesare, di don Severino, di tutti i preti
Guanelliani cegliesi defunti, di Vito Gigliola, ex fra’ Vito, e di una delle
oltre 20 suore guanellliane cegliesi Suor Angelina Annese, sorella di Mario, ex
consigliere regionale e provinciale ed ex sindaco di Ceglie. Angelina a circa
30 anni ebbe il coraggio di lasciare sua madre vedova con altri 14 fratelli e
sorelle per seguire la sua vocazione religiosa.
Il libro
esamina altresì le varie vicende che portarono alla chiusura e le diverse
proposte alternative purtroppo non andate a buon fine.
Prima della
ricca Appendice c’è anche una Lettera
aperta a don Giacomo Lombardi, parroco della parrocchia ex guanelliana a
Ceglie, e ai Guanelliani. Ci sono dei
contrasti che sinceramente non si capiscono. La preghiera a tutti da parte del
curatore del libro è di superarli al più presto e di dare a San Luigi Guanella
e ai suoi eroici figli che hanno tanto lavorato a Ceglie per quasi 62 anni tutto
il merito e la riconoscenza che loro competono da parte di tutti i Cegliesi.
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