Mercoledì 8 marzo 2015
Sabato 11 marzo presso il Teatro Comunale di
Ceglie Messapica, alle ore 19:00 (e in replica la mattina dell’11 per le
scolaresche di Ceglie Messapica alle ore 10,30) l’Associazione Caelium sarà
lieta di proporre uno spettacolo danzante di grande interesse dal tema
rivoluzionario: NON SONO UNA DONNA ADDOMESTICABILE.
Durante l'esibizione saranno recitati alcuni versi della Merini e di Damiano Leo con voce narrante dello stesso Leo.
Durante l'esibizione saranno recitati alcuni versi della Merini e di Damiano Leo con voce narrante dello stesso Leo.
La junior dance Company è una compagnia di
danza giovanile, nata dall'incontro tra Simona Ancona, direttrice
dell'Accademia Studio 54 di Fasano, con le insegnanti di danza classica Milena
di Nardo e di danza contemporanea Elisa Ricagni.
“Non
sono una donna addomesticabile”, scriveva Alda Merini. È questa affermazione il
centro dello spettacolo di teatro danza, che vuole raccontare la condizione
sociale della donna del secolo scorso ma anche di oggi, ricordando le lotte
delle donne per l'emancipazione, attraverso una ricerca di un linguaggio
danzato che va oltre l'estetica ma prende vita innanzitutto dall'emotività, che
riempie il gesto danzato di una grande forza evocativa.
Le donne rivendicano il diritto al voto e la
parità di trattamento con gli uomni nelle varie mansioni da essere svolte
soprattutto nei lavori manuali (ambiente domestico) e nelle fabbriche.
L’obiettivo principale è la conquista della dignità e il riconoscimento del
loro valore dovuto alla consapevolezza di sé e delle proprie capacità. Nascono
così i movimenti come quello delle suffragette
che attuarono azioni dimostrative incatenandosi a ringhiere, incendiando le
caselle postali, rompendo finestre. Molte vennero incarcerate e iniziarono lo
sciopero della fame. Le aderenti al movimento usavano diffondere le proprie
idee attraverso comizi, scritte sui muri e slogan. Spesso queste manifestazioni
venivano soffocate con la violenza da parte delle forze dell’ordine. Finalmente
nel 1946 le donne parteciparono in Italia alle elezioni per l’Assemblea
Costituente e nel 1948 alle prime libere elezioni politiche.
Lo spettacolo apre con uno scenario
quotidiano di vita domestica e di lavoro, nel quale la donna è intrappolata
ogni giorno, ieri come oggi, perché, nonostante le numerose lotte portate
avanti per ottenere l'emancipazione giuridica, è ancora lontana dall'aver
raggiunto l'emancipazione dei diritti sul lavoro e soprattutto nella vita
domestica…
Le danzatrici, attraverso i loro assoli e
testi, raccontano la loro condizione di figlie, mogli, madri e lavoratrici, e
poi, solo poi, di donne...
Le ambizioni, i sogni, i desideri, devono
essere sempre messi da parte per lasciare spazio ancora al dovere, antico
retaggio culturale del quale ancora siamo vittime inconsapevoli e così è
inevitabile raccontare delle donne che nel secolo scorso hanno lottato per
essere considerate parte fondante della società civile, volendo ottenere a
livello legislativo il diritto al voto.Si assiste alla ribellione, attraverso
una danza tribale, viscerale e carica di intensità; ribellione al ruolo di
serva muta: la donna ha finalmente parlato.
Segue la scena dell'incarcerazione, lo
sciopero della fame, rappresentati da una danza più intima, ma concreta, ferma,
decisa, dignitosa anche in condizioni non dignitose…
La ribellione in carcere e la certezza che
mai le donne avrebbero rinunciato ad ottenere ciò che le spetta, convince le
autorità a dare udienza a queste donne….
Una danza sacrale, rituale, che è la
preparazione ad un incontro, attraverso simbologie appartenenti al mondo
femminile, prepara la danzatrice ad esporre al governo le sue ragioni
attraverso un incalzante assolo, rivolto ad interlocutori fantoccio...
Gli uomini in questo spettacolo sono
rappresentati solo da figurecon giacche inermi e inanimate ma tetre e
inquietanti.
L'ultima danza vede tutte le danzatrici con
l'abito migliore, sorridenti e fiere, che dopo aver infilato la scheda
nell'urna, iniziano una danza femminile e leggera, fiera e sorniona…
Lo spettacolo chiude con la scena finale,
dove le ragazze prima di uscire danzando lasciano le loro scarpe sopra il
tavolo del voto, come un trofeo duramente conquistato, e lasciato in eredità
alle future generazioni.
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