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La mostra fotografica di Vincenzo Suma

              Martedì 31 agosto 2021
Venerdì 3 settembre alle ore 19.00 presso il Maac ( Museo archeologico e d'arte contemporanea) di Ceglie Messapica, Vincenzo Suma inaugurerà la sua prima mostra fotografica dal titolo "Diario dal Sud: 2019 - 2020". Si tratta di un "diario" fotografico costituito da 72 fotografie in bianco nero, realizzate tra il 2019 e il 2020. Sono rappresentati volti, situazioni e vicende della comunità cegliese. La mostra resterà aperta, e con ingresso gratuito, fino al 30 settembre 2021.
Dalle parole su Vincenzo Suma del prof. Vincenzo Gasparro:
IL POETA DELL’IMMAGINE
"Non è raro incontrare Vincenzo Suma per le vie del paese con le sue Lumix Ix 100 e la Nikon d 750 appese al collo in cerca di immagini, luoghi e volti da fotografare e di cogliere l’attimo irripetibile da immortalare che non tornerà mai più. Vincenzo è un fotografo di strada e le sue strade, i suoi paesaggi sono quelli dell’antica Kailìa che sembra smarrita in un tempo immutabile ed eterno. In questo senso egli è un poeta dialettale dell’immagine. Il suo orizzonte poetico è racchiuso nel microcosmo di un paese della Bassa Murgia, un’enclave che il tempo non ha scalfito e che perennemente vive nella magia dei suoi riti e nella sua mitopoiesi.
Ormai è un luogo comune affermare che viviamo nella società dell’immagine e siamo immersi in un vorticoso e magmatico flusso di immagini che sommergono la nostra quotidianità e, oggi, chi non appare è destinato all’oblio e all’insignificanza. Ma quest’apparire è qualcosa di effimero che si perde nell’attimo di un like e, il più delle volte, la fotografia dell’era digitale si smarrisce nella banalità e nella svalutazione dell’immagine stessa. Si calcola che ogni due minuti nel mondo si producono tante fotografie quante ne sono state prodotte in tutto l’’800 e il più delle volte, nel tentativo di catturare follower si scade nella banalità. L’etimo della parola deriva da due parole greche che esprimono la sintesi della luce e della scrittura. La fotografia è una “scrittura di luce” e in tal senso vanno lette le foto che Suma ci propone con i suoi bianchi e neri.
Ma la fotografia, nell’occhio e nella sensibilità del fotografo, può diventare una forma d’arte, se solo è capace di considerarla e viverla come un fatto culturale, come una chiave di lettura per interpretare il mondo e il milieu culturale di una comunità. Per far questo occorrono tempi lunghi per sfuggire all’estetica della fretta per cogliere la profondità delle cose e, solo così, la fotografia si può trasformare in arte e poesia. Nelle foto di Vincenzo Suma possiamo rinvenire quello che diceva Henri Cartier Bresson: “È un’illusione che le foto si facciano con la macchina, si fanno con il cuore, con tutta la testa”. Questo è quello che succede in tanti scatti del Suma. Penso alle sue struggenti immagini del dolore della sofferenza mentale e dell’emarginazione, alle donne senza tempo che sembrano smarrirsi nella calce, nelle luci e nelle ombre dei vicoli di Ceglie Vecchia, agli uomini nelle botteghe artigiane che caratterizzano la funzione metalinguistica e fàtica della sua comunicazione.
Egli è capace di cogliere il “momento decisivo” e ci consegna volti e sentimenti che catturano i momenti del dolore, dello smarrimento, della gioia dei suoi ritratti e la cupezza struggente dei suoi squarci di paesaggio. La suggestione del suo sguardo si pone spesso nei cunicoli che ci introducono nel ventre della nostra madre Kailìa, nella devozione popolare del Cristo morente e nell’invocazione taumaturgica dei nostri Santi Protettori celebrati nelle luci delle sfolgoranti luminarie. La sensibilità artistica e poetica di Vincenzo Suma si manifesta nella descrizione di un piccolo mondo antico incontaminato e il suo bagaglio culturale si alimenta nei valori della tradizione che stride con la società sfavillante del lusso e del consumismo tardo capitalistico e ci consegna una comunità fatta di volti di vecchi dolenti in attesa della morte. Nella poetica sumiana non c’è spazio per la modernità e i suoi scatti non hanno alcuna funzione esortativa e consumistica, le sue donne e i suoi vecchi non hanno nulla a che fare con le immagini delle copertine patinate, ma esprimono la dolenza del tempo che fugge nell’attesa di Atropo.
La sua, penso sia, una lettura sostanzialmente pessimistica della nostra realtà. Mi viene da parafrasare il titolo di un libro di un grande maestro della pedagogia del Novecento, Mario Lodi, che suona così: C’è ancora speranza a Ceglie ? Al di là di tutto, penso di sì e questa convinzione la traggo da alcuni scatti che segnalano la felicità conviviale di una famiglia allargata tra i vicoli della cittadina antica , lo sguardo del bambino che stringe felice la sua palla dei giochi e un vecchio che lo accompagna nello splendore della calce. Sono l’espressione dei valori che ancora sorreggono la nostra comunità: la convivialità e lo sguardo innocente e semplice pervaso di speranza nel volto dei nostri figli. Suma ci consegna, nei comunicarci le sue emozioni e i suoi stati d‘animo, il meglio dei valori della provincia italiana colti in felici momenti non solo descrittivi ma connotativi, polisemici e creativi. Vincenzo crede nelle persone e nei ricordi è questa è la cifra poetica più genuina della sua fotografia e dei suoi scatti."

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