lunedi' 21 novembre 2011
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Il caso Ex cuoco, 49 anni, dorme in strada: gira con un materasso, i vestiti in un bauletto e il fornello da camping | |
Storia di Antonio, licenziato per la crisi l'unica casa che gli resta è una bicicletta | |
"FACEVO il cuoco. Ma da quando mi hanno licenziato, tre anni fa, vi-vo
in strada, sotto i portici di piazza San Babila». Trasporta tutta la sua
vita e una sorta di casa smontabile su una bicicletta, il signor Antonio
Menga, 49 anni, originario di Ceglie, in provincia di Brindisi, che per 30
anni ha lavorato nelle cucina di un grande ristorante pizzeria di
Milano. Il materasso arrotolato, un baule con dentro i vestiti e le camicie pulite, un cestino con all'interno un fornello da campo e le provviste per cucinarsi ogni giorno un pasto come Dio comanda: Antonioè un clocharda tutti gli effetti, ma ha un concetto preciso della sua dignità di persona e non vuole far la coda fuori dalle mense dei frati. «Io sono un cuoco e mi cucino da solo i miei pasti - assicura - E anche di notte non mi mischio con quelli che bevono, né vado in stazione o al dormitorio pubblico. C'è gente che non mi piace, fuori di testa, alcolizzati. Io voglio vivere tranquillo». Mentre racconta la sua vita in strada, sgrana gli occhi di un azzurro intenso, mostra come tiene in ordine la bicicletta che gli è stata regalata da una signora e non cede alla commozione nemmeno quando parla della sua famiglia: «Avevo moglie e due figlie. Ma mi sono separato e non le vedo da dieci anni. Non ho amici, nessuno che mi possa ospitare.
Ma non mi lamento, non cerco la commiserazione. L'unico con cui scambio
qualche parola la sera è un egiziano, un tipo tranquillo che si mette col
cartone a dormire vicino a dove io stendo il mio materasso». Vorrebbe
anche cambiare vita, il signor Antonio, che ha solo la terza media ma
trent'anni di esperienza nei ristoranti: «Sono iscritto alle liste di
collocamento, ho fatto il giro delle agenzie di lavoro interinale. Ma non
mi chiamano. Forse sono troppo vecchio, anche se avrei cose da insegnare
ai giovani in cucina».
(ZITA DAZZI) fonte REPUBBLICA.IT
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