DOMENICA 27 OTTOBRE 2013
IN RIFERIMENTO ALLA RICHIESTA DI TOMMASO ARGENTIERO DI INTITOLARE UNA STRADA A PADRE PALMA, PUBBLICO L'ALLEGATO.
La figura di Padre Pantaleone Palma
Padre Pantaleone Palma fu il primo e principale collaboratore di S. Annibale di Francia, Fondatore dei Rogazionisti, delle Figlie del Divino Zelo e degli Istituti Antoniani, da lui nominato erede universale e quindi candidato alla successione. Padre Palma sia in vita che in morte fu ritenuto da molti in “odore di santità”. La sua esistenza, affascinante e dal finale drammatico, si svolse nella tempesta, soprattutto dopo la morte di S. Annibale.
Nato a Ceglie Messapica, allora provincia di Lecce, nel 1875, e ordinato sacerdote a Oria a 24 anni, Padre Palma conobbe Annibale Maria Di Francia durante il corso di studi in lettere e filosofia presso l’Università di Messina. La sua scelta di aderire all’Ordine Rogazionista fu contrastata dal vescovo di Oria, diocesi di appartenenza, dall’arciprete della Chiesa Madre di Ceglie e dalla stessa famiglia. Nei confronti di questi ultimi prevalse la sua forte personalità. Invece di cedere alle loro pressioni per un ritorno a Ceglie, fu lui a convincere il fratello, la sorella e l’arciprete a condividere la sua scelta.
Volitivo e contemporaneamente umile, percorse in lungo e in largo la Sicilia dedicandosi alla questua in favore degli orfanelli oltre che alla predicazione. Il terremoto di Messina del 1908 fu la circostanza per esprimere coraggio, eroica carità,spirito di sacrificio, intraprendenza, capacità per le quali S. Annibale scrisse: “un Paradiso sarebbe poco per lui”. Quella catastrofe fu l’occasione per l’espansione dell’Ordine Rogazionista nel continente. Per costruire gli Istituti Antoniani maschili e femminili, in esecuzione della volontà del Fondatore, Padre Palma dovette abbandonare la passione per lo studio e la propria riservatezza per aprirsi al colloquio con le autorità civili e religiose dei luoghi dove quegli istituti sarebbero sorti: Roma, Messina, Corato, Altamura, Montepulciano, Taormina, Trani e Padova.
Persona orientata alla concretezza e alla laboriosità, con la collaborazione delle suore Figlie del Divino Zelo, cominciò con l’organizzazione delle “Segreterie Antoniane” il cui scopo era quello di mantenere, mediante corrispondenza, il collegamento con i numerosissimi benefattori sparsi in Italia e nelle Americhe. All’interno di questa attività escogitò il “casellario postale”, successivamente adottato dalle poste italiane. Comprese che non si poteva vivere di solo obolo, ma bisognava puntare sulla formazione professionale e la conseguente produzione. Nacquero così falegnamerie, calzolerie, officine meccaniche, sartorie, ricamifici, tipografie e persino una Banda che si esibiva durante le feste patronali sotto la guida del cegliese Vincenzo Chirico. Così, con la padronanza di un mestiere, gli orfani potevano essere immessi nella società.
Padre Palma era prevalentemente un uomo di azione, S. Annibale soprattutto un mistico. L’influenza di S. Annibale appare molto marcata sul comportamento di Padre Palma soprattutto nell’ultima parte della sua vita, dopo la nomina a erede universale e la successiva morte del Fondatore. L’invidia e la gelosia, già emersi negli anni precedenti, si accentuarono. Infami e infondate calunnie, successivamente ritrattate ma inutilmente, fecero intervenire nel 1932 il S. Uffizio che lo confinò presso la Scala Santa dove sarebbe rimasto dal ’32 al ’35 destando, con la sua vita esemplare, l’ammirazione dei Passionisti, gestori di quella comunità. Con l’internamento e il successivo processo, senza testimoni a favore, iniziò il Calvario. Restò comunque obbediente alla Chiesa e fedele alla vocazione, anche dopo la pesante sentenza: riduzione allo stato laicale, dimissione dall’ordine dei Rogazionisti. L’autore della biografia, il prof. Passarelli, scrive che “nei momenti di prova estrema si evidenzia la grandezza dell’uomo e la consistenza della sua fede”. Pio XI non fece in tempo a sottrarlo al Calvario, pur avendolo reintegrato dal 6 Agosto 1935 nel sacerdozio con la facoltà di celebrare la Messa , segno inconfutabile di riabilitazione. Si spense dopo meno di un mese da quella data. Sebbene da giorni si trovasse in stato di afasia, abulia e con oltre 38°C di febbre, chi era responsabile aveva sottovalutato il suo malessere. Una mattina fu trovato nella sua stanza riverso al suolo e moribondo.
Padre Palma si era dichiarato sempre innocente! Aveva vissuto quel periodo, umanamente buio ma cristianamente luminoso e fecondo, in silenzio, con grande spirito di fede, accettando la sofferenza. Se avesse dismesso l’abito sacerdotale, sarebbe diventato un uomo libero e, per effetto del testamento, l’erede materiale di un’immensa fortuna, ma non sarebbe stato l’erede spirituale di S. Annibale. Per tutti questi motivi è viva la sua fama di santità che un giorno speriamo la Chiesa possa riconoscere.
Di lui scrisse il suo confessore, il servo di dio Padre Ignazio Beschin Ofm, Rettore Magnifico del Pontifico Ateneo Antonianum: “Chi visse tutta la sua vita per l’assistenza degli altri non trovò assistenza per sé; chi procurò agi e cure per migliaia di orfani non trovò agi e cure per sé; chi predilesse la carità, la virtù, la giustizia, non trovò carità, virtù, giustizia per sé né in vita, né in morte”.
caro tommaso quando si cambia un via e una persona e gia residente alla via precendete chi paga il cambiamento dei cocumenti?
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