Giovedì 28 Maggio 2015
Il pubblico intervenuto
Barbara Moromarco per BrindisiReport
Il caso di Padre Pantaleone, un servo di orfani e
poveri accusato ingiustamente.
Monsignor Domenico Caliandro
“Chi visse tutta la sua vita per l’assistenza degli altri non trovò
assistenza per sé; chi procurò agi e cure per migliaia di orfani non trovò agi
e cure per sé; chi predilesse la carità, la virtù, la giustizia, non trovò
carità, virtù, giustizia per sé né in vita, né in morte”. Scrisse così, il 3
Settembre 1935, Padre Ignazio Beschin, Rettore Magnifico dell’Antonianum, il
giorno dopo la morte di un encomiabile sacerdote rogazionista della nostra
provincia, Padre Pantaleone Palma (Ceglie, 15 Aprile 1875 - Roma, 2 Settembre
1935). Parole colme di amarezza per un sacerdote che dopo aver dedicato la
propria vita a servire Dio e ad aiutare i poveri e i giovani più sfortunati,
fu ingiustamente accusato di colpe amministrative e morali da alcune
suore e confratelli.
A ricordare la figura del sacerdote di Terra di Brindisi e collaboratore
del santo Annibale Maria Di Francia, è stato il Centro Studi per la Storia
dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni con la collaborazione della sezione locale
della Società di Storia Patria per la Puglia nel corso del XXXVII colloquio di
studi e ricerca storica svoltosi lunedì, alle 17.30, presso l’antica chiesa di
Sant’Anna, in via San Benedetto a Brindisi. Al convegno, moderato ed introdotto
dal professor Antonio Mario Caputo, hanno preso parte Giacomo Carito, direttore
del Centro Studi per la Storia dell’Arcidiocesi Brindisi-Ostuni, lo storico
Gaetano Di Thiene Scatigna Minghetti, il professor Gaetano Passarelli, storico
delle cause dei santi, e Padre Agostino Zamperini, postulatore dei
Rogazionisti. A presiedere e concludere i lavori del convegno, l’arcivescovo di
Brindisi-Ostuni, monsignor Domenico.
Padre Pantaleone Palma fu, come ricordato dal professor Caputo, un uomo di
preghiera, un educatore, che “apportò aiuti spirituali e materiali con fedeltà
e generosità, donandosi senza condizioni, per essere segno trasparente della
carità”. Fu il professor Vincenzo Lilla, originario di Francavilla
Fontana, a convincere il Palma a trasferirsi a Messina per intraprendere gli
studi universitari in Lettere e Filosofia. “In terra siciliana”, ricorda ancora
Caputo, “fu travolto dall’ideale che spingeva Padre Annibale Maria Di Francia a
rapportarsi con i poveri e con i ragazzi disagiati e con la gioventù più
sfortunata per aiutarla a liberarsi dalla miseria e dal rischio di finire nelle
bande criminali”.
Il professore ha quindi ricordato che Padre Annibale Maria Di Francia fondò
a Messina le Congregazioni delle Figlie del Divino Zelo (nel 1887) e dei Rogazionisti
del Cuore di Gesù (nel 1897) e che Padre Pantaleone Palma lasciò gli studi
universitari per seguirlo. Il Di Francia aprì scuole, istituti professionali e
laboratori prima a Messina e poi in altre città d’Italia. Caputo ha quindi
ricordato le capacità organizzative di Palma, il suo carattere coriaceo, e il
terremoto che distrusse nel 1908 Messina e gli edifici fondati da Padre
Annibale Maria Di Francia che furono trasferiti poi a Oria. Nel 1927 Padre
Annibale morì e, come ricordato ancora dal professor Caputo, il Palma,
già nominato dal santo erede universale dei suoi beni, per “ingiustificate
invidie e gelosie fu tacciato di indicibili calunnie amministrative e
morali e dopo un’inchiesta sommaria e non adeguatamente approfondita fu sospeso
dai sacramenti, segregato alla Scala Santa e affidato ai Padri Passionisti”.
Caputo ha concluso la sua introduzione evidenziando come in quel triste
periodo emerse la santità di don Pantaleone Palma, e che il Papa Pio XI si
adoperò affinchè riprendesse a celebrare. Ma dopo la riabilitazione e il
riconoscimento della falsità delle accuse, il sacerdote morì il 2 settembre
1935, “minato profondamente nel fisico e nell’anima”. Il professore ha quindi
sottolineato come Palma fosse stimato dal direttore della Scala Santa e da
tanti religiosi che divennero suoi figli spirituali e che la salma del
sacerdote riposa ad Oria dal 2013.
Il direttore del Centro Studi per la Storia dell’Arcidiocesi di
Brindisi-Ostuni, Giacomo Carito, ha invece evidenziato come la figura di Padre
Pantaleone Palma si leghi a quella del Beato Bartolo Longo, con il quale il
sacerdote cegliese era in corrispondenza e dal quale “trasse sicuramente spunto
per l’organizzazione degli orfanotrofi dei Rogazionisti”. Carito ha inoltre
evidenziato il filo che lega le realizzazioni fatte ad Oria con quelle che farà
poi Don Italo Pignatelli. Il direttore del Centro Studi ha quindi preannunciato
che i prossimi impegni del centro proseguiranno su questa traccia di ricerca
storica che vuole ricostruire l’itinerario che, dall’Unità d’Italia ad oggi, ha
portato “all’approfondimento spirituale e morale della nostra area
Il professor Gaetano Di Thiene Scatigna Minghetti ha messo in evidenza come
nella figura di Padre Palma si avveri il carattere del vero cegliese,
pertinace nel portare avanti i propri propositi. Il professore ha letto quindi
un passo della lettera che Padre Palma scrisse alla sorella Giacinta nel 1933 e
dal quale si coglie un concetto teologico importante, “riportato in auge da
Papa Giovanni Paolo I nella sua catechesi settimanale”, ossia Dio padre e
madre, concetto questo già espresso da Isaia e che “va al di là della paternità
e della maternità umane”.
Questo, per il professore Di Thiene, denota che “Padre Palma non soltanto
era un grandissimo organizzatore, che era anche attrezzato e fornito
teologicamente di quegli elementi che fanno, di una persona dedicata alla vita
consacrata, un vero, autentico, sacerdote”. Di Thiene ricorda quindi che il
Palma discendeva da una famiglia cegliese “di sani e santissimi principi,
morali, religiosi, e attaccata al lavoro e alla famiglia”.
Infine il professore ricorda l’incontro del sacerdote con un’altra “anima
eletta”, Madre Antonia Lalia, fondatrice e prima superiora generale delle suore
domenicane missionarie di San Sisto Vecchio, che ricevette dal Palma, prima di
morire, gli oli santi.
“Con questa biografia ufficialmente è finita la ‘Damnatio Memoriae’ del
Padre Palma”, afferma Padre Agostino Zamperini, postulatore generale dei
Rogazionisti, riferendosi alla prima biografia stampata del sacerdote cegliese
il cui autore è il professor Gaetano Passarelli. Zamperini prosegue quindi
soffermandosi sulla definizione che del sacerdote cegliese diede Padre Annibale
Maria Di Francia: ossia “il mio più intimo figlio di benedizione”, sulla
formazione al seminario di Oria, sulla stabilità economica che portò
all’Istituto Antoniano attraverso l’organizzazione delle segreterie antoniane.
Palma si dichiarò sempre innocente e chiese la revisione del processo solo
perché glielo impose in coscienza il suo confessore, in quanto aveva deciso di
accettare tutto con spirito di mortificazione, di obbedienza. Chiese inoltre,
ricorda ancora Zamperini, la ricerca della verità, per la memoria del fondatore
che lo aveva scelto e per non macchiare il sacerdozio di Cristo.
Ultimo intervento del convegno è stato quello dello storico delle cause dei
santi, il professor Gaetano Passarelli, che ha esposto come è attualmente la
situazione. Non si può ancora parlare dell’avvio di un’inchiesta diocesana
perché ufficialmente Padre Palma è ancora condannato al Sant’Uffizio. Il
professor Passarelli sta lavorando a una biografia documentata di
riabilitazione di Padre Palma. Le conclusioni di Monsignor Domenico
Caliandro hanno infine concluso il XXXVII colloquio di studi e ricerca storica”.
Prof. Gaetano Scatigna Minghetti
Prof. Giacomo Carito
Prof. Gaetano Passarelli
Padre Agostino Zamperini
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