Sabato 19 Settembre 2015
di Cosimo Urso per Cronache e cronachette
Peccato
che, forse perché impegnati col rito dei giovedì di
settembre, solo pochi Cegliesi sono accorsi giovedì sera 17
settembre alla presentazione del nuovo libro di poesie Ali di
Annunziata Sgura, insegnante in pensione, ostunese di nascita e
fasanese di adozione. Forse meglio così perché la serata ha potuto
prendere una piega più familiare ed intima. La poetessa ha potuto
così rinunciare al microfono e parlarci del suo libro come se fosse
a casa sua tra amici di lunga data.
Introdotta
da Francesco Caroli, presidente della Pro Loco di Ceglie, la serata è
proseguita con la presentazione del libro a cura di Dino Cassone,
scrittore e giornalista fasanese, che ha voluto vederlo come una
sinfonia in otto movimenti quanti sono i capitoli del libro. Dopo la
lettura di un paio di poesie da parte della poetessa e di Cassone,
Maria Conte, vice presidente dell’Università della Terza Età, è
stata chiamata a leggere Come dimenticarle quelle
mani? e Scisciò, la prima dedicata alla nonna
dell’autrice, la seconda ad una vecchietta mongoloide della
campagna ostunese che giocava con la bambina futura poetessa.
La
signora Sgura ha poi invitato uno del pubblico a leggere la sua
poesia Frecce di luce dedicata ai suoi cinque
figli. Si è presentato Cosimo Urso, autore del
libro Storia dell’Opera Don Guanella a Ceglie Messapica
1946-2008,che, a fine lettura, è stato elogiato dall’autrice
per i sentimenti materni e filiali che la sua lettura aveva ben
interpretato e trasmesso all’uditorio.
Un
altro paio di poesie hanno fatto crescere ancor di più le emozioni
nel pubblico sempre così attento da non accorgersi dei numerosi
quarti d’ora inesorabilmente battuti dall’orologio della piazza.
Successivamente sono stati chiamati a leggere una poesia ciascuno un
giovane nipote dell’autrice, di nuovo Maria Conte, che ha letto Lei
era la donna del capo, dedicata a Maria la rossa una
donna leggendaria amante di uno dei briganti del periodo
post-unitario in Puglia 1960-1863, quindi il prof. Rino Conte e il
prof. Pietro Maggiore, presidente dell’Università della Terza Età:
tutti hanno svolto il compito con garbo e competenza.
Nota
curiosa: la poetessa ha invitato una mamma del pubblico che avesse un
figlio lontano a leggere un’altra poesia senza annunciarne né il
titolo né il contenuto. Si è presentata Anna Maria Cantoro, che ha
una figlia pediatra attualmente in servizio di volontariato in
Etiopia. Il titolo era Se hai fame puoi mangiarlo (il
cuore della madre è come il pane) dedicata ad un figlio in
partenza. La sua comprensibile emozione si è fatta irrefrenabile già
alla lettura del primo verso: “Ho chiuso il cuore nella tua
valigia”. Per una caso strano della vita Anna Maria agli
inizi di marzo scorso aveva messo nella valigia della figlia in
partenza per l’Etiopia proprio un grande cuore sul quale aveva
scritto le sue parole d’amore per la partente. E’ venuto in
soccorso Dino Cassone che ha portato termine la lettura.
La
serata si è chiusa in modo imprevisto con la lettura dell’ultima
poesia del libro Riavrò le ali di gabbiano da parte
del marito della poetessa il cegliese ins. Pietro Caroli che ha
confessato di non essere mai riuscito in privato a portarne a termine
la lettura. Si era così sfidato a farlo in pubblico. La sfida è
riuscita sia pure con evidente groppo nei versi finali “che
amerò in eterno al riparo dell’antico cuore”.
..."Una
bella serata di prelibato cibo per l’anima” hanno
commentato alla fine tutti i presenti.
Nessun commento:
Posta un commento