Domenica 4 Settembre 2016
IL
NONNO VENDITORE
Per
nonno Alfredo comprare e vendere era stato come respirare e inspirare. Da
sempre e proprio non riusciva a smettere, nonostante la sua veneranda età. Non
sapeva vivere se non mercanteggiava. Certo, negli ultimi anni aveva eliminato i
mercati più lontani, ma a quello di San Michele Piovano, che si svolgeva di
sabato, non era mai mancato. Aveva, però, ridotto la mercanzia da portarsi
dietro.
Se
facciamo eccezione per una bicicletta che gli avevano rubata praticamente
appena l’aveva acquistata, nonno Alfredo non aveva mai posseduto mezzi di
locomozione. Cavallo e calesse, che pure razzolavano nel suo podere, erano ad
uso esclusivo dei lavori campestri, tenuti prima da suo padre e poi dai suoi
figli. A lui toccava spostarsi in treno o in pullman. O forse era così che
preferiva.
Di
buon mattino, quando ancora tutti dormivano, il nonno si imbacuccava per
benino, inforcava una vecchia valigia di cartone dove dentro aveva sistemato
tutto l’occorrente per il mercato e raggiungeva la fermata del pullman. Per San
Michele era quello il mezzo più idoneo. Il nonno, vecchio venditore ambulante,
non lo disdegnava. Solo negli ultimi anni l’ho sentito mugugnare. Ma non contro
il mezzo. Si lamentava di un giovane autista che, appena il nonno impegnava il
predellino del mezzo, lui gli scaricava addosso una miriade di frasi del tipo:
“Ma stattene a casa; hai una certa età; goditi la pensione” oppure, “Ma chi te
la fa fare; ma non potevi dormire ancora un poco” e via così fino all’arrivo.
Quell’autista, per premiare, a modo suo, la fedeltà al lavoro del nonno, mentre quest’ultimo
andava ad accomodarsi, lui enunciava i giorni della settimana concludendo:
“Venerdì, Alfredo e domenica”, indispettendo non poco il nonno.
Comunque
il nonno andava. Non voleva proprio smettere di portare al mercato le sue
mercanzie. In verità sempre più insignificanti, ma per lui l’importante era
vendere, continuare, finché le forze glielo consentivano, ad essere un mercante
ambulante. Nella sua valigetta di cartone, poco più grande di un cassetto da
scrivania, era riuscito a farci entrare tutto, proprio tutto, persino sette o
otto bacchette, non più grosse di un mignolo, che lui poi assemblava per
costruirsi il carrellino porta merci. Quattro piccole ruote, che si era
procurato chissà dove, completavano il suo banchetto mobile. La valigia aperta
fungeva da piano d’appoggio. Dentro campeggiavano tre o quattro accendini, un
paio di sveglie di quelle da caricare manualmente, un accendigas, un orologio
fuori moda, una diecina di taglia unghie e poche altre diavolerie senza valore.
Al
mercato lo conoscevano tutti. Lui, il nonno, non aveva un posto fisso e si
permetteva il lusso di girare indisturbato in lungo e in largo. Nessuna guardia
comunale lo aveva mai redarguito. Licenza o no, nonno Alfredo poteva continuare
a proporre i suoi prodotti. Lo lasciavano fare. Anche agli esattori il nonno
faceva tenerezza e lui continuava imperterrito a “cantilenare”: “L’accendino!
L’orologio! L’accendigas!” ma nessuno comprava mai niente. Nessuno, mai
nessuno. Povero nonno.
Un
giorno d’agosto, faceva molto caldo, era scoppiata l’afa e mio nonno era sempre
là, al mercato. Stesso rito di sempre: apri la valigia; monta il carrellino con
le sue quattro ruote recuperate chissà dove; sciorina accendini, sveglie,
accendigas, orologio, taglia unghie e poche altre diavolerie senza valore. Su e
giù per il mercato. Nessun acquirente, come sempre.
Quel
giorno, però, al mercato capitò uno dei tanti turisti che ultimamente avevano
cominciato ad apprezzare i nostri luoghi. Osservò a lungo mio nonno che non
riusciva a vendere nulla. “Povero vecchio”, pensò quel signore, “che tenerezza
che mi fa”. Si accostò al nonno e gli chiese il prezzo dell’orologio. Gli
sembrò un prezzo onesto e abbordabile. Lo comprò. Il nonno volle benedirlo come
faceva da quand’era bambino: “Che Dio ti benedica, figliolo” e il turista, di
tutta risposta, gli comprò tutto, valigia compresa. Il nonno lo benedisse
ancora e tornò al suo pullman.
Fu
l’ultima volta che lo faceva, ma lui non lo ha saputo mai.
Nello stesso periodo si usa lo stesso tempo verbale.
RispondiEliminaApre la valigia , monta il carrellino oppure aprì la valigia , montò il carrellino.
Invece di ciriticare gli altri faccia attenzione a come scrive!!!