Domenica 29 gennaio 2023
GIORNATA DELLA MEMORIA (Legge 20.7.2000, n. 211).
I campi di internamento.
La casa rossa di Alberobello (Masseria Giganti), grande costruzione a 2 piani con circa 30 vani di varia grandezza. Sede di una scuola agraria nel 1940 fu individuata dal Ministero dell’ Interno come idonea per impiantarvi il più longevo campo di internamento italiano. Dal 1940 al 1943 ospitò inizialmente sudditi inglesi residenti in Italia, poi ebrei tedeschi, polacchi, italiani e antifascisti. Fra gli internati c’erano medici, architetti, ingegneri, musicisti, pittori che prestarono la loro opera professionale gratuitamente in cambio di vestiti e di cibo. Il pittore lituano Viktor Tschermon nella cappella della casa rossa in un grande quadro murale di m. 5,30 per 3,50 dipinse un murales ispirato alla vita di San Francesco e Santa Chiara. Dal 1944 al 1946 vi furono reclusi ex fascidti e militi della X Mas. Dal 1947 al 1950 vi arrivarono numerose donne, prostitute, ex collaborazioniste, nucleo familiari sbandati con numerosi bambini ed ebrei che speravano di emigrare in Palestina. Santa. Maria al Bagno di Nardo’ e La colonia Scarcilia di Santa Maria di Leuca ospitarono molti nuclei familiari di ebrei in attesa di imbarco per la Palestina. Tra questi anche la celebre Golda Meir. Anche qui sono presenti tracce della loro permanenza. Altro campo di internamento fu quello di Ferramonti di Tarsia in provincia di Cosenza. Fortunatamente non fu un campo di sterminio. Fu costruito nel maggio del 1940 in una zona paludosa e malarica dalla ditta Parrini di Roma che ottenne anche la manutenzione e la gestione dello spaccio alimentare . Il campo era costituito da 92 baracche e ospitò sino a 2000 internati con molti nuclei familiari.La direzione fu affidata al Commissario di PS Paolo Salvatore alle cui dipendenze c’era il Maresciallo Marrari riconosciuto da tutti come molto umano e benevolo con una decina di agenti di polizia. Nessuno fu vittima di violenza o deportato. Gli internati potevano ricevere posta e cibo dall’esterno ed alcuni ottennero il permesso di lavorare all’esterno in cambio di cibo e vestiario. Ci fu libertà di culto e possibilità di avere una organizzazione interna. Si distinse per la sua opera il frate cappuccino Callisto Lopinot. Quando nel settembre del 1943 passarono le truppe tedesche in ritirata la direzione del campo fece disperdere la gran parte degli internati nei campi e il frate cappuccino fece issare una bandiera gialla per segnalare una epidemia di tifo. I tedeschi girarono al largo. Ferraro ti fu il primo campo di internamento per ebrei istituito in Italia ed il primo ad essere liberato anche se molti decisero di rimanere perché non sapevano dove andare ed alcuni misero famiglia sul posto. Il campo di Ferramonti fu definito dallo storico ebreo inglese Jonathan Steinberg come “ il più grande Kibbutz in Europa”. Gli ufficiali inglesi nelle loro relazioni lo definirono come un grande Villaggio piuttosto che un campo dì concentramento.
Le leggi razziali del 1938. I processi di Norimberga.
Il 15.9.1935 nella Germania nazista furono emanate le leggi antisemite e razziste a Norimberga; in questa città, per ragioni simboliche e logistiche, dal 20.11.1945 all’1.10.1946 furono celebrati i processi ai criminali nazisti indetti l’11.11.1943 da Churcill, Roosvelt e Stalin.
Le leggi razziali furono introdotte a difesa della razza ariana che fu ispirata ai popoli di origine indoeuropea di lingua sanscrita, nella quale il termine ariya’ significava l’uomo nobile e puro, e, con una confusione tra lingua e razza, fu ritenuto che i discendenti fossero da preservare da contaminazioni degli ebrei (semiti, discendenti di Sem) non ritenuti di origini indoeuropea.
Dalla tradizione sanscrita fu mutuata la svastica (svasti, benessere, prosperità).
In Italia il Regime fascista emano’ una serie di leggi razziali, che relegavano gli ebrei nei ghetti e li emarginavano dagli impieghi, dalle Scuole, dai matrimoni con ariani, escludendoli dall’insegnamento: una sorta di “morte civile” (pena abrogata secoli prima).
La più rilevante fu la Legge 17.11.1938, n. 1728, ispirata dal famigerato Manifesto della Razza sottoscritto da dieci scienziati, che proclamava la esistenza della “razza italiana”, e la dichiarazione degli italiani come “razzisti”.
In attuazione delle leggi iniziarono i rastrellamenti di ebrei, di indesiderabili, di avversari politici e di diversi per avviarli ai campi di sterminio, i lager: si ripeteva quello che nel Sesto Secolo a. C. era accaduto agli Ebrei deportati come schiavi dai Babilonesi (che ispirò a Verdi il Nabucco è il celebre coro, ...va, pensiero...); la diaspora rese gli Ebrei nomadi (gli Egiziani li definivano “coloro che transitano”.
I sopravvissuti ai lager non diffusero per molti anni le atrocità subite, per pudore, perché non credibili e non ascoltati; la Shoah fu rivelata dai libri (Se questo è un uomo, di Primo Levi), da famiglie che avevano nascosto i perseguitati: ma furono i processi di Norimberga a rivelare la “soluzione finale” con l’esistenza delle camere a gas, indetti dal Tribunale militare internazionale (che processo’ i politici) e dal Tribunale militare di Norimberga in numero di dodici, con condanne a morte di trentasei responsabili degli eccidi; quest’ultimo Tribunale processo’, tra gli altri, i militari delle SS; i dirigenti della Krupp; i giudici; i medici (che effettuavano esperimenti, anche su veleni, su bambini): tranne il dott. Mengele, dottor “morte” che fuggi’ e non fu mai rintracciato, al contrario di Eichmann che fu “sequestrato” in Argentina nel 1960.
La cattura di Eichmann fu “tollerata” dal Consiglio di Sucurezza dell’ONU, dopo un appassionato discorso di Golda Meir che mise a confronto l’”illegalità” della cattura e la legittimità del processo in Gerusalemme (al termine del quale Echmann fu impiccato nel 1962) con i crimini commessi.
L’accusa per lui, come per gli altri, consisteva nella cospirazione per commettere crimini contro la pace; aver pianificato e intrapreso guerre di aggressione; crimini di guerra; crimini contro l’Umanita’.
Le eccezioni di “irretroattività” delle contestazioni, della composizione dei Tribunali dei vincitori e, nel merito, di avere ubbidito a comandi non discutibili, furono tutte rigettate. Non fu processato Hitler, suicidatosi; in Italia non furono celebrati processi perché gli alti gerarchi furono tutti uccisi, compreso Mussolini, determinando la fine della Repubblica Sociale di Salo’.
Le leggi razziali furono abrogate nel “Regno del Sud” in Brindisi capitale dal settembre 1943 al febbraio 1944, con Regio Decreto Legge 20.1.1944, n. 25 dal Comando Supremo dal Re Vittorio Emanuele controfirmato dal Primo Ministro e Guardasigilli Badoglio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale-Serie speciale del 9.2.1944, n. 5.