Sabato 16 dicembre 2017
Lettera
aperta di Michele Ciracì.
Cari
concittadini, cari amministratori comunali, in numerosi articoli da me
pubblicati qualche anno fa sulle pagine di quotidiani e soprattutto sul mensile
“Ceglie Plurale” così come nella monografia: Giuseppe Elia (1821-1887) -
L’uomo, l’amministratore, l’imprenditore nell’Ottocento di Terra d’Otranto (TIEMME,
Manduria 2013) firmato insieme al prof. Franco Antonio Mastrolìa
dell’Università del Salento, ho avanzato la proposta intorno al nome da darsi
al nostro teatro comunale, scartando l’idea di battezzarlo col nome di
riconosciuti maestri di livello internazionale.
Proponevo
e propugno ancora l’idea di intitolarlo al Cavalier Giuseppe Elia.
Chi
è stato Giuseppe Elia è risaputo. Nato nella nostra città il 3.2.1821 e morto a
Roma il 30.5.1887 nell’anticamera del Ministro Grimaldi mentre era in attesa di
perorare la causa della sua città.
Una
personalità la sua fortemente innovativa per quei tempi ormai remoti: sin dal
suo primo insediamento alla guida della nostra comunità nel 1861 seppe vedere
in anticipo il futuro per una comunità che sino ad allora era stata ai margini
della vita politica e sociale di Terra d’Otranto.
Lungo
e superfluo sarebbe per me continuare in questo breve intervento i meriti di
Elia sia in campo urbanistico, come in quello sociale, economico e culturale:
io stesso diffusamente ne ho scritto nel citato volume.
Voglio
solo ricordare, attraverso le sue parole l’amore, che egli pose nel progettare
e portare a termine la costruzione del teatro cegliese, uno dei primi ad essere
edificato in tutto il Salento.
Così
scriveva nel discorso da lui letto nella qualità di sindaco in occasione
dell’apertura delle tornate autunnali del Consiglio Comunale di Ceglie
Messapica 22 settembre 1873: <<… dopo il capoluogo della Provincia, dopo
Lecce, saremo noi soli ed i primi finora che avremo un teatro di nuovo
impianto. Non occorreva grande elevatezza d’ingegno per capire, e capisco
anch’io, che in mezzo ad una popolazione per più di nove decimi analfabeti la
fondazione di un teatro può sembrare un fuor d’opera: Ma che, o Signori?
Resteremmo sempre nella beata ignoranza, in cui si cullavano i nostri antenati?
Sarà sempre questa patria nostra ritenuta siccome la Beozia della Provincia
Leccese? Avverrà sempre che il forestiero ritorca con ribrezzo lo sguardo da
noi come da quel’Iloti che i cittadini di Sparta abbrutivano nel lavoro della
gleba, e negl’istinti ferini? Porgete orecchio, e da un capo all’altro d’Italia
sentirete risuonare del continuo la voce: Istruzione, musica, teatro, i soli
che possono ingentilire il cuore e rendere socievoli gli uomini”.
E
allorché quest’opera non riusciva a decollare per mancanza di fondi e vari
problemi burocratici, Il sindaco si sostituì all’Amministrazione Comunale e
finanziava l’opera da privato cittadino portandola a termine con una donazione
di alcune migliaia lire.
Mi
si dia pure torto quando sostengo la necessità di non andare a cercare, per
denominare il nostro teatro, un nome per quanto universalmente glorioso e
venerato nel mondo dell’arte o di tanti geni musicali nati in un’altra parte
d’Italia.
Agli
illustri musicisti e uomini di ingegno ai quali l’Italia ha dato i natali sono
stati resi i debiti onori; molti teatri e strade ne hanno preso il nome.
Penso
fortemente che, come altre città e paesi anche a noi vicini hanno dato il nome
ai loro teatri di gloriosi loro cittadini, così per Ceglie sia doveroso non
dimenticare questo straordinario sindaco che in anni di operosa amministrazione
riuscì a cambiare il volto del nostro “piccolo” paese elevandolo al di sopra
della mediocrità.
L’ultimo
vero acuto? La visita del Ministro dell’Industria e Commercio Grimaldi nella
nostra città il 1886 e i progetti portati avanti dal sindaco Elia che ha chiuso
un’epoca. Da allora, fino ad oggi, diciamocelo senza girarci intorno, stiamo
vivendo di rendita: una vendita morale, culturale ed economica che non era
eterna e necessitava di essere periodicamente rivitalizzata. Oggi purtroppo
assistiamo allo svuotamento dei nostri migliori figli, risucchiati fuori dalle
mura di Ceglie dalla cronica assenza di prospettive.
A
tal proposito credo che, se noi fossimo più gelosi e orgogliosi delle nostre
glorie locali e più solleciti ad onorarli come si dovrebbe, anche gli altri
riconoscerebbero meglio i nostri meriti e ci stimerebbero per come Ceglie
davvero merita.
Forse,
se continuassi su questi toni, non la finirei più, e d’altra parte non potrei
abusare oltre della vostra pazienza.
L’argomento
in questione può sembrare a prima vista di poco conto ma è uno di quelli che
più mi appassionano, né posso dire dove andrei a parare, se per poco lasciassi
libero il freno alla mia penna.
Mi
affretto così a smetterla concludendo, con vostra buona pace e con il rispetto
che si deve a nomi di stampo universale, restando fermo nel mio che il nostro
Teatro Comunale si debba chiamare Teatro Giuseppe Elia.
Concordo pienamente con Michele. Si intitoli ad Elia il nostro teatro e si faccia teatro anche per gli adulti.
RispondiEliminaDamiano Leo