Giovedì 23 Giugno 2016
Al
fresco della piazzetta di via ospedale vecchio, sede della locale associazione Unitre, si è tenuta mercoledì sera la
presentazione del libro “Il volo libero della farfalla” di Mariana Timpone.
La
storia è la storia vera dell’autrice, raccontata in una corrispondenza
epistolare che le permetterà di analizzare e comprendere la propria situazione
e di uscirne con molto coraggio. Il libro è stato presentato dalla dott.ssa Gabriella Rodio, presidente
della commissione Pari Opportunità del comune di Ceglie Messapica e dalla Prof.ssa Maria Carla Maggiore, docente
di Lettere.
Dalla
presentazione del libro e dalla riflessione critica sul fenomeno della violenza
sulle donne, è venuta fuori la necessità di un intervento sociale del problema
e la proposta di un centro d’ascolto per donne vittime di violenza, come ha
approvato l’assessore alle Pari Opportunità,
Grazia Santoro.
Oltre a interventi legislativi, devono però essere adottati anche maggiori strumenti di intervento sociale (sportelli di ascolto e di denuncia,
presidi anti-violenza nei vari ambiti territoriali, case-rifugio per donne
maltrattate, attivazione di linee telefoniche dedicate, assistenza attraverso
personale specializzato, ma soprattutto istituzionalizzazione dei Centri
anti-violenza esistenti etc.) e poi interventi che genericamente definirei culturali e formativi diretti sia a “professionalizzare”
le forze di polizia e gli operatori sanitari ed educativi, affinché
acquisiscano maggiore sensibilità, capacità di lettura e riconoscimento del
problema, sia a realizzare in tutte le scuole di ogni ordine e grado progetti
per divulgare la cultura di genere, per combattere gli stereotipi, per educare
i giovani al concetto di parità e pari opportunità. Le testimonianze come queste se pure molto
forti, non sono sufficienti, e per questo vanno inserite all’interno di
specifici percorsi formativi destinati a sensibilizzare, sin dalla più tenera
età, alla cultura del rispetto reciproco e della valorizzazione delle
differenze e al contrasto verso qualsiasi forma di discriminazione.
E’ necessario, poter contare
su un ceto politico e amministrativo convinto che l’impegno per prevenire e
ridurre il costo umano e sociale della violenza di genere non è una spesa ma è un investimento. Meno donne
maltrattate in famiglia significa, infatti, più donne serene e produttive e
un’infanzia più protetta, a vantaggio dell’intera comunità.
La serata è stata
piacevolmente introdotta da una tammurriata con un antico canto di lavoro di Giovanni Taurisano del ristorante “Il
vicolo della felicità”.
Ma se la società maschile fosse una società civile ci sarebbe bisogno di far raccontare alla componente femminile della società queste storie che,esponendo in prima persona le vittime delle violenze subite, comunque riaprono delle lacerazioni profonde, caso mai si fossero rimarginate? Prevenire non sarebbe meglio che cercare di curare?
RispondiEliminaEra troppo crudo il commento non pubblicato?
RispondiEliminaIl tempo e' sempre galantuomo.
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