Sabato 9 Aprile 2016
BELLO
DI MAMMA
Le
avevano assicurato che entro un mese dall’accorata richiesta, nella sua casa di
campagna, si sarebbe accesa una nuova luce. Finalmente,
per Giovannina, si sarebbe avverato il sogno della vita. Già immaginava come
sarebbe stato l’angioletto che desiderava da sempre, da prima ancora di
prendere in sposo il suo Carmelo.
Suo
marito, forse perché duro di comprendonio, non si era preoccupato più di tanto.
“Tutti, prima o poi, riceviamo qualcosa di grande” – pensava fra sé e sé e
continuava – “ non per questo dobbiamo fare il diavolo in quattro”.
Sua
moglie, invece, il diavolo in quattro lo fece e come. Avuta la buona novella
cominciò a curarsi mani, piedi e capelli come non aveva fatto mai. Conosceva
donne che con le unghie lunghe avevano procurate bruttissime. Anche lei avrebbe
portato in giro il suo amoretto. Non poteva, quindi, mostrarsi trasandata.
Dovevano ben figurare, lei e il suo batuffolo.
L’attesa
diventava sempre più estenuante. Come quella dei tartari. Sempre più
spasmodica, incresciosa, travolgente. Carmelo proprio non capiva. Di certo
importante lo era, l’atteso, ma tutto ha un limite.
Sua
moglie non ragionava proprio come lui. L’attesa pesava e i giorni non passavano
mai. Nonostante le mille cose da fare. Chi sta per venire va accolto con tutti
i sacri crismi. Non potevano – secondo Giovannina – farsi trovare impreparati.
Bisognava muoversi, andare, venire, tornare, riandare, fare, disfare,
tinteggiare quello che era da tinteggiare, lavare, stirare, cucire,
sterilizzare. Certe cose le capiscono solo le donne. E Giovannina era una donna
e per giunta molto sensibile. Questo, in verità, il marito glielo aveva sempre
riconosciuto e la lasciava fare.
Ora
stava lavorando all’uncinetto. Qualcosa di caldo avrebbe sicuramente fatto comodo,
all’occorrenza. Il suo pupillo che stava per arrivare – mancavano forse poche
ore – non lo avrebbe mai e poi lasciato al freddo.
Nella
stanza riservata al grande atteso, non mancava proprio niente: letto, sofà,
giocattoli, un grande cesto misteriosamente rivestito di spugna e sistemato
nell’angolo più caldo e tante altre diavolerie di cui, sinceramente, neanche
Giovannina conosceva l’utilità.
La donna aveva rifatto le tende color
arcobaleno. L’uomo ritinteggiato le pareti. Sua moglie ci teneva proprio tanto.
Al diavoletto che stava per arrivare sicuramente sarebbero piaciute.
Le
avevano detto un mese, non più di un mese. Ma ancora non succedeva nulla. Più
volte le era capitato di vedere da lontano qualche impiegato comunale, ma
sempre avevano svoltato senza proferirle parole.
Doveva
ancora pazientare. Certe situazioni si accomodano col tempo. Forse poteva
ancora rivedere alcune cosucce, nella cameretta del grande atteso.
Risistemò
il cesto con un morbido asciugamano. Spazzò, lavò, stirò. Dotò la stanza di un
radiolone coloratissimo. Lo accese svogliatamente mentre continuava a
spolverare. Una notizia le dette buon umore: l’affido diventava meno
burocratico. Chissà se la cosa le sarebbe mai tornata utile.
Qualcuno
suonò alla porta. Si precipitò. Il grande giorno era arrivato. Le allungarono
l’atteso, finalmente: un microscopico cucciolo di cane che le pisciò in grembo.
«Bello
di mamma!» esclamò raggiante.
Se la segnaletica è assente o insufficiente l'incidente si verifica di frequente.
RispondiEliminaPer fortuna qui l'errore è irrilevante e la portata del danno insignificante in quanto è evidente che il commento non è attinente.:-)
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