Domenica 22 Maggio 2016
LA SCALA NEL POZZO
Quella piccola peste di Gennarino ne aveva già
scampate delle belle.
Sua madre aveva dovuto rinunciare a dare una
mano durante la raccolta delle olive, per evitare che al pargoletto
capitasse l’irreparabile. Sempre più
appariva come una pentola in ebollizione. Un mare agitato. Non stava mai fermo.
La sua sete di sapere, scoprire, vedere, toccare sembrava non essere mai paga.
Nessuno, in famiglia, aveva mai mostrato tanta curiosità.
Il prete, pure lui, aveva consigliato
Giovannina di lasciarlo fare, il piccolo. Solo così avrebbe imparato di più e
più in fretta. Una sana curiosità è alla base d’apprendimento e formazione.
Certo,
lascialo fare, ma tienilo sempre a portata d’occhio. Non si sa mai. Giovannina
continuava a guardare l’uliveto da lontano e marcava stretto quel piccolo
vulcano di suo figlio.
Gli uomini di casa si erano raccomandati di
far trovare loro un bel piatto di fave, per cena. Magari con accanto una grossa
manciata di cicorie o d’erbe selvatiche. Quelle del loro campo.
La donna, paniere e coltello in una mano e
l’altra stretta a quella di Gennarino, girovagò tra zolle e pietre, in cerca di
verdure.
«Guarda, mamma, quante palline nere!» disse
Gennarino, piegandosi a raccoglierle.
«Fermo, no,
non toccarle», lo bloccò la madre. «Quella è cacca, la cacca delle
pecore. Non ti permettere…».
Gennarino non si permise e seguitò a studiare
altri misteri.
A pochi passi dall’aia, appena attraversata,
aveva notato uno strano luccichio. Pensò e ripensò.
Sua
madre, del raccolto, separava il buono dal cattivo. Scrollò quanta più terra
poteva dal paniere. Lasciò, giusto un momento, la mano di suo figlio, che
ancora si chiedeva cos’era quello strano luccichio. Corse a vedere.
«Acqua!, quant’acqua!!!» esclamò,
meravigliato, Gennarino.
«Chissà chi si nasconde, sotto l’acqua» si
chiese il piccolo sporgendosi in avanti.
«Il diavolo, ci sta, lo dice il nonno» e
continuò, sporgendosi di più, «voglio vederlo». Cadde di sotto. Oddio, cadde di
sotto.
Volarono per aria urla e cicorie.
«Correte, Gennarino è giù nel pozzo. Correte!
Venite!!! Gesù, Gesù che brutta cosa!!!». La donna, disperata, cadde in
ginocchio. Dal fondo del grembiule tirò fuori un fazzoletto a strisce.
S’asciugò gli occhi. Levò lo sguardo al cielo e un uomo, un viandante, la pregò
d’alzarsi.
«Presto, la scala, la scala nel pozzo» gridò
Giovannina, guardando quell’uomo che, apparso dal nulla, reggeva proprio una
scala.
Gennarino, piangente, passò dalle spalle di
quell’angelo alle braccia tremanti di sua madre. Quell’uomo si allontanò così
com’era apparso.
Ancora oggi, Gennarino, non sa chi è stato il
suo salvatore.
Nessuno ha mai saputo chi fosse quell’uomo
vestito: un venditore di scale? un ebanista?, un potatore?, oppure… un santo?
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